L’INDAGINE
Traffico di rifiuti: 16 arresti
L’accusa è ecomafia. Ancora nei guai la famiglia Accarino

Ecomafia. Di questo si parla nelle indagini culminate con gli arresti eseguiti ieri, martedì 20 ottobre. Un vastissimo traffico di rifiuti illeciti che coinvolge sempre gli stessi nomi: la famiglia Accarino (il sessantunenne Mario, il quarantottenne Francesco e la quarantenne Laura), Daniele Frustillo (già in carcere per l’inchiesta che ha portato dietro le sbarre il consigliere comunale di Busto Grande, Paolo Efrem), Antonio Foti (condannato per associazione alla ‘ndrangheta), Luciano Foti, Giuditta Foti.
Sono sedici le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Milano Alessandra Simion su richiesta dei pubblici ministeri Sara Ombra e Francesco Vittorio Natale De Tommasi: le contestazioni riguardano attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione di rifiuti non autorizzata e realizzazione di discariche abusive, disseminate in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Gli accertamenti dei carabinieri del Noe partirono a gennaio del 2019 a seguito del controllo e del sequestro della ditta milanese Waste Mag srl.
L’idea degli indagati era di smaltire abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti indifferenziati urbani, scarti di produzioni industriali e artigianali e di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche stimati, nel complesso, in oltre 24mila tonnellate.
La movimentazione dei materiali nei capannoni dismessi era affidata a manovalanza extracomunitaria, sottopagata, in nero e a cottimo.
Per uno dei sedici colpiti dal provvedimento del gip Simion, Maurizio Assanelli, è la quarta misura cautelare nel giro di poco più di due anni.
Titolare di una ditta di autotrasporti, era stato arrestato in un’inchiesta su un traffico di rifiuti nata a seguito del maxirogo di via Chiasserini a Milano del 2018. Poi finì in manette nell’ambito di un’indagine scaturita dall’incendio di capannoni a Corteolona (in provincia di Pavia) e ancora lo scorso luglio per un maxitraffico di rottami ferrosi.
«Si è in presenza di vere e proprie imprese ecomafiose», che «possono contare su una fitta rete di rapporti» e su «strutture criminali fortemente radicate sul territorio» e che producono «un grosso danno all’ambiente, con conseguente grave rischio per la salute», si legge nell’ordinanza del gip Simion.
Secondo gli inquirenti, attraverso la famiglia Foti i boss della rumenta nociva e illegale avrebbero avuto anche a disposizione «un canale estero collegato alla Bulgaria» per insabbiare il marcio.
«Già oggi, mercoledì 21 ottobre, inizieremo le indagini difensive per dimostrare l’estraneità del mio assistito alla vicenda», commenta l’avvocato Francesca Cramis, legale di Francesco Accarino.
«Verrà chiarito ogni aspetto».
E da domani, giovedì 22 ottobre, s’inizieranno gli interrogatori davanti al giudice.
© Riproduzione Riservata