LA CRISI
Fallisce anche Tmc
I cinesi non comprano l’azienda bustocca: libri in Tribunale e 120 dipendenti a casa

Dalle corse ciclistiche al fallimento il passo è breve. Dopo il caso della Imf di Luino e dei suoi 120 dipendenti sull’orlo della disoccupazione, la stessa sorte si prospetta ora allo stesso numero di dipendenti rimasti a contratto della Tmc Transformers, una ditta di trasformatori elettrici con sede in viale delle Industrie, nella zona industriale di Sacconago. Pochi giorni fa, è stato loro comunicato da parte dei dirigenti la decisione di portare i libri in tribunale, dichiarare il fallimento e lasciare al curatore l’onere di sbrogliare una situazione ormai irreparabile.
Già da inizio anno, il malcontento montava in azienda e attorno alle attese per una trattativa delicata si concentravano le speranze di rilancio. Nell’interesse di rilevare l’azienda bustocca, infatti, si fece avanti un grosso gruppo cinese, la Dandong Xintai Electric, che prometteva di togliere le proverbiali castagne dal fuoco. Ad avercele messe, le castagne, fu un’operazione che a posteriori si sarebbe rivelata quanto mai improvvida: la scelta di lanciarsi in un’avventura nel mondo dei pedali. Nel 2012, gli storici proprietari della Tmc, i fratelli Andrea e Luca Colombo, sottoscrissero per conto dell’azienda un contratto di sponsorizzazione con la Gm Bikes, una società svizzera attiva nel ciclismo professionistico. Fondata e diretta da Mauro Gianetti, un ex ciclista elvetico oggi manager, la Gm Bikes controllava la squadra spagnola nota nell’ambiente con i nomi dei main sponsor Geox e Saunier Duval, oltre che, per un breve periodo, con il nome appunto della Tmc, cosponsor della squadra.
A detta dei sindacati, fu quello l’inizio della fine, dal momento che a causa di insolvenze contrattuali la Tmc si trovò a maturare un debito di sei milioni di euro a vantaggio di Gianetti e della Gm Bikes.
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