LO SCONTRO ECCLESIASTICO
Le messe con rito antico, il divieto, la sfida del “don”: il caso di Ferrera
La comunità che fa capo a don Casoni cerca “casa”. Il cardinal Cantoni alla vigilia della visita pastorale: «Sincera preoccupazione»
Alla vigilia della visita pastorale alle venti Comunità parrocchiali del Vicariato di Canonica-Cittiglio in programma dal 7 al 9 novembre, il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni (nella foto più a destra), «animato da sentimenti di sincera preoccupazione», il 17 ottobre scorso ha scritto una lettera ai sacerdoti e al «santo popolo di Dio» del Vicariato valcuviano e di quello della Val Marchirolo.
Nella missiva, il porporato, cita la lettera apostolica Traditionis custodes di Papa Francesco nella quale è evidenziato che «al vescovo diocesano spetta regolare le celebrazioni liturgiche nella propria diocesi, ed è di sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962». Non solo.
La messa «nociva»
Vengono richiamati anche alcuni canoni del codice di diritto canonico che sottolineano il fatto che «le azioni liturgiche non sono azioni private ma, celebrazioni della Chiesa stessa», proibisce la partecipazione alla celebrazione della «messa tradizionale ambrosiana» da ritenersi «illecita e nociva alla comunione ecclesiale».
Dopo aver chiesto ai suoi preti di non favorire il diffondersi del rito in diocesi, Cantoni vieta «la messa a disposizione di ambienti parrocchiali a chierici che si riferiscono a questo tipo di celebrazioni».
Il documento, firmato dal cardinale e affisso alle porte delle chiese dei due Vicariati, ha colto di sorpresa molti fedeli, ignari d’una vicenda che, dalla fine dello scorso luglio, vede coinvolto il parroco emerito della parrocchia di Santa Maria Nascente in Brusimpiano, don Nicolò Casoni (a sinistra nella foto).
La «cattività» di Ardena
Il quarantottenne sacerdote milanese, dopo aver rinunciato, all’inizio dell’anno, alla guida della parrocchia, alla fine di luglio si è trasferito, con un diacono e alcuni giovani nei locali dell’altra parrocchia del paese dedicata alla Beata Vergine Assunta, che si trova nella frazione di Ardena, nel territorio della Diocesi di Como. Il suo trasferimento e la celebrazione, il 3 agosto, nel santuario di una messa vetus ordo hanno costretto il vescovo di Como a intervenire.
La «patata bollente»
Dalle mani dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, sotto la cui giurisdizione si trova l’altra parrocchia del paese, la patata bollente è finita nelle mani del cardinale. Titolare della parrocchia e rettore del Santuario di Ardena è don Aurelio Pagani, il quale, pur precisando che «don Nicolò ha celebrato una sola messa apostolica in santuario», non ha cacciato il sacerdote e i suoi ragazzi per un gesto di «carità cristiana nei confronti di un confratello».
Carità e disobbedienza
Un atto di disobbedienza nei confronti del vescovo Cantoni che non può essere punito perché don Aurelio, che è stato segretario particolare del vescovo di Como, Alessandro Maggiolini, è un prete che si distingue per lo zelo con cui svolge il suo ministero pastorale nella comunità “Quattro Evangelisti”, riconosciuto anche dai suoi confratelli, alcuni dei quali, non esitano a definirlo «novello curato D’Ars».
«Attingere Verum»
Sostenuto dall’associazione Attingere Verum, don Nicolò non si è arreso e continua la propria azione pastorale e l’esperienza di vita comune, ispirata alla famiglia oratoriana di San Filippo Neri e fedele al rito ambrosiano antico. Mentre, per ora, è costretto a celebrare le messe in luoghi privati e segreti, secondo indiscrezioni, il nuovo complesso residenziale della comunità tradizionalista, con annessa una cappella per le celebrazioni, potrebbe trovare una sua propria collocazione.
Dal cotone alla preghiera
Dove? Negli edifici industriali dell’ex-cotonificio Calcaterra. La pratica è ancora da scrivere dal punto di vista burocratico ma pare già avviata, almeno nelle intenzioni e nelle prime adesioni alla piccola comunità religiosa, ligia al rito antico.
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