LA TRAPPOLA
Fili d’acciaio nel bosco contro il motocross
Giovane in sella al suo enduro ha rischiato lesioni alle corde vocali. Allarme fra gli appassionati di off road: «Gesto incivile e vergognoso»

Un filo d’acciaio teso tra due alberi per “catturare” i biker e i motociclisti che si avventurano nei boschi. Impossibile notare la trappola. Impossibile, soprattutto, evitarla. E così ancora una volta l’ignobile agguato che ormai da mesi si ripropone con ritmi sempre più inquietanti un po’ dovunque sulla alture fra Piemonte e Lombardia, è andato a segno.
È successo l’altra sera, 16 aprile, quando un ragazzo di 17 anni, residente a Carnago, in sella alla sua HM da enduro (cinquanta di cilindrata) è stato disarcionato e quasi “garrotato” da un filo d’acciaio teso da mani ignote fra due alberi sul sentiero. Il ragazzo era solo e fortunatamente procedeva a velocità moderata . Il filo l’ha colpito sul casco e sul collo, gettandolo a terra. Ed è stato un miracolo il fatto che sia riuscito a rialzarsi e a chiedere aiuto col cellulare ai genitori. Al pronto soccorso dell’ospedale di Circolo di Varese i medici gli hanno medicato la ferita. È stato anche necessario valutare lo stato delle corde vocali e della gola, prima di dimetterlo, il mattino successivo.
Intanto gli amici non hanno perso tempo a diffondere l’allarme sui social network. «Fortunatamente gli è andata bene, perché il cavo non era troppo tirato - si sfoga uno di loro - ma tutto ciò è una vergogna».
Sembra fra l’altro che l’episodio sia solo l’ultimo anello di una pericolosissima “catena di Sant’Antonio” già nota nel Comasco, nella Bergamasca e anche sulla sponda piemontese del Verbano. E che in provincia di Varese dall’inizio dell’anno si siano registrati almeno altri due casi analoghi. «Un mese fa - raccontano ad esempio gli amici- due motociclisti sono sfuggiti per miracolo alla trappola nella zona di Milanello, fra Carnago e Cassano Magnago: hanno notato il filo all’ultimo minuto, hanno frenato e sono scivolati, ma per fortuna sono rimasti illesi». «Purtroppo - afferma Andrea de Luca, 25 anni di Masnago, pluridecorato campione enduro - il pericolo c’è ed è sempre in agguato. Anch’io sono costretto ad allenarmi solo sulle piste da cross, nonostante poi le gare si svolgano off road: è una situazione paradossale».
«Fabio Carcano, 17 volte campione italiano nonchè istruttore di moto rally, punta a sua volta il dito contro il dilagare di quelli che definisce veri fenomeni criminali, scaturiti probabilmente dall’insofferenza per chi disturba la quiete dei boschi. «Ma la legge è chiara- afferma - e i motociclisti rispettano i segnali di divieto, limitandosi a frequentare la zone ritenute accessibili. E comunque, nell’eventualità, per punire i trasgressori basta segnalare la loro presenza alle forze dell’ordine. La giustizia fai da te non può e non deve esistere in un paese civile».
Un mese fa episodio simile nella zona di Milanello
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