FEDERICO VISCONTI
«Evitare la dispersione dei contributi»: ecco la linea di Visconti
Il presidente della Fondazione Comunitaria spiega a Prealpina l’approccio verso i progetti culturali: «No a quelli di respiro corto»

«Dono, filantropia e criterio per poter attuare i due capisaldi dello statuto». Federico Visconti - già ordinario di Economia aziendale alla Liuc, con trascorsi di titolare di contratto di Strategie delle piccole e medie imprese operanti nei distretti industriali alla Bocconi e altri prestigiosi incarichi, tra i quali quello di ordinario all’Università della Valle d’Aosta - dallo scorso novembre è il presidente della Fondazione Comunitaria del Varesotto. Ovvero l’ente chiamato dalla Fondazione Cariplo a occuparsi di sostenere finanziariamente programmi e progetti degli enti del terzo settore della provincia di Varese, impegnati nelle attività sociali e culturali.
Un ruolo strategico, vista la difficoltà delle istituzioni a coprire le spese di questi due comparti strategici della crescita sociale. Visconti è stato ospite nella sede della Prealpinainsieme con il segretario generale della Fondazione, Massimiliano Pavanello.
Professore, prima domanda: se sul ruolo critico, oltreché strategico, del sociale siamo (quasi) tutti d’accordo, che pensa della cultura da uomo d’azienda?
«Che è un comparto strategico, proprio perché legato alla crescita sociale del territorio. E dunque merita massima attenzione».
Proviamo a declinare la parola attenzione nella strategia del rinnovato Cda che presiede.
«Innanzitutto rispetto per la fase storica e in questo quadro riaffermare il ruolo della Fondazione. Come? Nella gestione dei bandi innanzitutto, cambiando l’orizzonte operativo: basta finanziamenti a pioggia. È ora di programmare interventi che evitino la dispersione in rivoli dei contributi».
Questa è la linea del nuovo corso ma come le si dà concretezza?
«Con l’attenzione ai programmi più che ai progetti di breve respiro, premiando chi ha saputo o sa rinnovarsi in termini manageriali, seguendo con un servizio di mentoring gli enti che lo richiedono, lasciando a una valutazione tecnica e non politica la scrittura dei bandi. E non dimenticando le nuove vie di sviluppo, a cominciare dalle iniziative promosse dai più giovani a quelle in stretta connessione tra sociale e cultura, come le iniziative per i bambini già finanziate a Varese e a Caidate. A questo proposito, posso annunciare che dal prossimo settembre partirà un nuovo progetto, Talento e Futuro, che ha come scopo l’inserimento nel mondo del lavoro».
Parliamo d’un tema nodale: quello del sistema o - per lei che è tifoso di Lautaro & Co. - della rete, intesa come struttura ma soprattutto come finalità della partita che la Fondazione Comunitaria è chiamata a giocare sul campo di tutti i giorni.
«Mettiamo da parte l’Inter, che negli ultimi mesi la rete non l’ha granché vista. La domanda però è più che mai pertinente rispetto all’attualità. C’è chi si aspetta dalla Fondazione Comunitaria un sostegno a prescindere: ci arrivano tanti progetti di breve respiro e ancora pochi programmi che sanno andare oltre l’oggi. Per programmare ci vuole competenza e disponibilità ad affrontare le stesse sfide insieme, mettendo da parte la logica del cortile o del campanile che ancora resiste. E ancora di più quella convinzione soggettiva di essere i migliori nel proprio settore. Il sistema si costruisce così. Noi metteremo sempre più a disposizione sistemi di sostegno a chi vorrà cercare un dialogo ma anche professionalità per affrontare le sfide senza fiato corto».
Esempi di questo fiato corto
«Non voglio indicare situazioni particolari ma ne abbiamo sia in campo sociale, sia in campo culturale. Al nostro territorio non mancano talenti ma spesso sono affidati a gestioni che più che anagraficamente sono datate e dunque inefficaci nel modo di porsi davanti ai problemi. E finisce che così si fanno scelte inadeguate o, peggio, non si garantisce un futuro ad attività divenute strategiche nel tempo. Ecco perché occorre fare sistema: non è un compito nostro, neppure dei Comuni. Credo che la Provincia, in questo, possa svolgere un ruolo decisivo. Ma la mia è solo un’idea da stratega d’impresa».
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