IL PNRR
Fondi europei, strada a ostacoli
Enti locali e imprenditori faticano a trasformare i soldi in opere. Bandi spesso troppo complessi

«Come azienda avete partecipato ad uno o più bandi inseriti nel contesto del Pnrr?». È la domanda posta a presidenti e amministratori delegati dell’Ambrosetti Club, nell’ambito della ricerca svolta dal think tank per la stesura dell’”Osservatorio Pnrr a due anni dal varo”. L’obiettivo degli esperti di The Eurpean House Ambrosetti era indagare le reali criticità percepite dalle imprese per l’accesso ai fondi Ue. E i risultati parlano da soli. Su Prealpina oggi, 15 aprile, in edicola, quattro pagine di approfondimenti.
NO GRAZIE
Il 52,2% ha affermato di non aver partecipato a nessun bando e l’8,7% ad uno solo. Solo il 39,1% ha presentato la richiesta su più fronti.
Le ragioni che hanno portato alla rinuncia sono diverse. Al primo posto, sicuramente, il fatto che i bandi non risultano allineati alle necessità reali del Paese ma solo finalizzati a spendere in fretta. Inoltre, il bando spesso viene indicato come troppo complesso per le dimensioni aziendali, con difficoltà ad accedervi.
Gli imprenditori lamentano anche limitate disponibilità di informazione e bandi poco attenti al business. E così, si preferisce dire “no grazie” piuttosto che spendere ore e ore nel labirinto di norme, regolamenti e condizioni.
Il risultato? Le risorse ci sono ma, come si ripete spesso in queste settimane, sono difficili da “mettere a terra”. Accade oggi per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma è un peccato originale che il Paese si porta dietro da sempre: riuscire a far fruttare al meglio i soldi messi a disposizione da Bruxelles sembra a tratti una missione impossibile, per i privati ma anche per gli enti pubblici, dalle Regioni ai Comuni, agli enti locali. Occasioni perse, e, soprattutto, opportunità di crescita lasciate lì ferme in cassaforte.
PERCORSO IN SALITA
E non si parla di cifre di poco conto. Secondo quanto stimato da The Eurpean House Ambrosetti, l’impatto complessivo nel decennio 2026-2036 del fondi Pnrr potrebbe arrivare a un +13 per cento rispetto allo scenario senza i fondi previsti dal piano. Il Pnrr, tra l’altro, contribuirà alla trasformazione digitale delle imprese, alla digitalizzazione dei servizi pubblici e incrementerà competenze e infrastrutture. Eppure il percorso è in salita.
GESTIONE DEI PROGETTI
Del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, solo il 6% dei finanziamenti è stato speso e solamente l’1% dei progetti è stato completato. I progetti candidati sono 171.610 e solo 2037 sono stati completati. Quasi la totalità dei progetti avviati fanno riferimento alla realizzazione di servizi o opere di impiantistica. La realizzazione di lavori pubblici è la seconda categoria per numero di progetti, ma la prima per importo finanziato.
Inoltre, il 65% dei progetti passa dai Comuni e il 60% di questi passa dai Comuni con meno di 5.000 abitanti, con notevoli difficoltà nella gestione dei progetti stessi. Queste amministrazioni, in media, hanno sottoposto la richiesta di circa 12-13 progetti.
PROCEDURA FARRAGINOSA
Per numero di progetti comunali, il Nord primeggia con il 46% delle procedure. Tuttavia se si considera il valore medio sia in termini di numero di progetti che di importo per Comune, quelli del Nord sono tra i più bassi. Dove sta l’inghippo? In media sono necessari più di quattro anni per completare un appalto pubblico: maggiore è la classe di importo, maggiori sono i tempi di attuazione. Si va per esempio dai 15,8 anni per gli appalti superiori ai cento milioni, agli 8 anni per quelli compresi tra i 5 e gli 8 milioni. Si scende a 2,6 anni per gli appalti inferiori al milione di euro. È la procedura ad essere farraginosa. Complessivamente, i tempi di attraversamento tra le diverse fasi, prima ancora di arrivare alla fase di esecuzione dei lavori, fanno perdere oltre 20 mesi.
PARTNER PRIVATI
Esiste una strada, uno strumento per riuscire davvero a mettere a terra gli investimenti? Secondo gli esperti di The European House Ambrosetti il partneriato pubblico privato potrebbe essere il metodo di azione più efficace: i modelli di cooperazione tra i due settori sono numerosi e sono sicuramente più snelli.
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