L’INTERVENTO
Formazione, Confindustria attacca i sindacati dopo il no ai piani formativi
I presidenti delle imprese meccaniche e siderurgiche: «Così si bloccano piani e progetti formativi»

L’hanno definito «un atto incomprensibile e senza precedenti». I presidenti delle imprese meccaniche e siderurgiche che fanno capo a Confindustria Varese, Carlo Del Grande e Massimo Garavaglia, nella mattinata di oggi, mercoledì 16 aprile, hanno preso posizione contro l’annuncio con cui i segretari generali territoriali di Cgil, Cisl e Uil «ci hanno informato - spiega lo stesso Del Grande - che i piani formativi e i progetti di formazione delle aziende che fanno riferimento al contratto nazionale metalmeccanico non verranno sottoscritti dalle organizzazioni sindacali fino a data da destinarsi. Viene così bloccata di fatto la formazione finanziata attraverso i fondi interprofessionali come Fondimprese. È una forma di protesta del tutto insensata perché non ha nulla a che vedere con il rinnovo del Contratto Nazionale, e che va contro gli stessi interessi dei lavoratori. Così si creano tensioni inutili su terreni di confronto nei quali abbiamo sempre saputo fare insieme la differenza in senso positivo, soprattutto nella nostra zona». Dove sono attive 400 realtà per un totale di 29.200 addetti.
«NEGOZIATO MAI ABBANDONATO»
«Non è così - aggiunge - che i sindacati possono riportare il Sistema Confindustria al tavolo del negoziato che tra l’altro Federmeccanica non ha mai abbandonato. Più semplicemente ha presentato delle proposte che vogliono conciliare le necessità dei lavoratori con la necessità delle imprese di non perdere competitività sui mercati. Proposte con aspetti migliorativi rispetto alle richieste sindacali su diversi punti come la sicurezza, il welfare aziendale, la previdenza complementare e la contrattazione aziendale». Confindustria Varese ricorda inoltre che il tasso di adesione all’ultimo sciopero a livello locale, «al netto del caso del tutto particolare di Beko, è stato inferiore alla media nazionale: la percentuale è stata del 15,42% con il 25,13% tra gli operai e il 5,42% tra gli impiegati».
IL MESSAGGIO DI GARAVAGLIA
«Sulla stessa lunghezza d’onda Garavaglia: «I fondi sono stati creati con le organizzazioni confederali con la finalità di rendere più accessibile la formazione dei lavoratori. Legare questo mondo alla protesta per un rinnovo contrattuale vuol dire assumersi il rischio di far perdere credibilità a un intero sistema di relazioni costruite con fiducia reciproca nelle commissioni bilaterali. Negli ultimi due rinnovi ci siamo dati tutti regole molto chiare: il contratto deve garantire l’adeguamento dei minimi tabellari all’inflazione, il che ha garantito la tutela del potere d’acquisto. Nel periodo 2008-2024 le retribuzioni nominali lorde sono cresciute del 45%, mentre l’inflazione del 31%. Le retribuzioni in termini reali sono aumentate di circa il 10%, mentre la produttività delle imprese solo del 4,4% con un costo del lavoro per unità di prodotto balzato in avanti del 35,5%».
«LE RELAZIONI INDUSTRIALI NON DEVONO ESSERE UN FRENO»
Concludono Del Grande e Garavaglia: «Stiamo perdendo competitività. Qualsiasi aumento della retribuzione oltre la copertura dell’inflazione deve avvenire solo con la produzione di ulteriore ricchezza. Ne va della tenuta del sistema. Le relazioni industriali devono essere strumento di sviluppo, non un freno alla crescita».
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