IL QUADRO
Frontalieri verso quota 80mila
Fra luci e ombre del nuovo accordo approvato dalla Camera il numero cresce, ma...

Continuano ad aumentare i frontalieri: in Ticino, alla fine del primo trimestre 2023, sono infatti ben 78.230.
Insomma, si tratta di una grande forza lavoro e lo sappiamo bene alle nostre latitudini. Ora, dopo l’ok mercoledì della Camera alla ratifica degli accordi tra Italia e Svizzera relativi all’imposizione dei lavoratori frontalieri e per evitare le doppie imposizioni, il testo tornerà in Senato, per il passaggio definitivo.
REAZIONI POSITIVE
Intanto si registrano le prime reazioni da parte dei frontalieri, che sono positive anche se ancora improntante su un atteggiamento di grande cautela. «Dobbiamo ancora approfondire bene il testo, diciamo che a livello teorico è tutto molto positivo ma bisognerà capire bene quali saranno i risvolti nella pratica» afferma Massimiliano Baioni, presidente di Atf, l’associazione dei frontalieri che operano in Canton Ticino, secondo cui permangono comunque alcuni problemi che interessano, più in generale, la categoria. «Pongo ancora una volta l’attenzione su due questioni: il depauperamento delle zone di confine e la difficoltà a reperire forza lavoro per il Ticino. Non sono state prese in considerazione le ricadute, che non sono affatto positive: c’è il rischio che il mercato ticinese non diventi più così attrattivo per il frontaliere, rispetto a quello italiano, se il delta degli stipendi non sarà molto alto».
IL DELTA STIPENDI E FERIE
Insomma il pericolo, più volte ribadito da Baioni, è che potrebbe non essere più così attraente varcare il confine per lavoro, con una paga meno performante che in passato. «Si consideri poi anche il tema legato alle tutele contrattuali: in Italia ad esempio si hanno più giorni di ferie, per non parlare della maternità, che è decisamente più garantita come periodo di durata, rispetto a quanto avviene in Svizzera. Diciamo che per una persona che risiede abbastanza vicino al confine e che potrebbe svolgere lo stesso lavoro anche in Italia, in questo caso probabilmente l’appeal della Svizzera potrebbe essere meno forte, viste appunto le garanzie di welfare che invece abbiamo qui da noi, compresa anche una maggiore sicurezza di mantenimento del posto di lavoro mentre in Svizzera, come si sa, i licenziamenti sono più facili».
«Per un giudizio complessivo aspettiamo che si concluda l’iter in Senato ma comunque siamo molto soddisfatti, significa che questo tira e molla finalmente è finito e la politica tutta ha preso coscienza dell’importanza dei frontalieri» il commento di Antonio Locatelli, portavoce dei frontalieri del Vco.
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