IL CENONE DI SAN SILVESTRO
Fuga dai ristoranti
Quarantene e timori: «Obbligati a disdire»

Il cenone di San Silvestro quest’anno è d’asporto.
Il piatto irrinunciabile della tradizione - confermano dalla Gastronomia di Avigno - è il cotechino con le lenticchie. Poi ci sono antipasti di pesce e di mare, l’irrinunciabile vitello tonnato, il paté e la salsa rosa, per una spesa per persona che si aggira sui 30-40 euro.
Perdite dell’80 per cento
Le quarantene in impennata, la paura dei contagi, l’impossibilità di fare una festa vera e propria hanno spinto la maggior parte dei varesini ad organizzare il cenone a casa propria. Annullate anche in queste ore le ultime prenotazioni ai ristoranti, con una perdita per la categoria pari all’80 per cento rispetto al Capodanno 2019.
«Mi scusi, siamo quasi tutti in quarantena» è quello che si sentono dire i ristoratori dall’altro capo del telefono, costretti a tirare righe sui tavoli fermati anche due o tre settimane fa. I clienti, in molti casi, rinunciano anche alla caparra già versata.
Le famiglie si organizzano cucinando, o prendendo cibo già pronto. Ci sono ristoranti che hanno creato menù d’asporto raffinati, con gamberi di diverse provenienze, ostriche, scampi, salmoni selezionati, per una spesa che oscilla tra i 70 e i 150 euro a persona. Ma devono fare i conti con l’umore della gente. In molti, per risparmiare, ripiegheranno su una pizza e poco altro, magari da consumare davanti alla tv.
Vietati i balli
Molti ristoranti non tireranno giù la saracinesca, ma proporranno menù alla carta e pietanze d’asporto. Alcuni a mezzanotte serviranno un calice di bollicine accompagnato dal cotechino con le lenticchie. Ma gli avventori dovranno stare seduti ai propri posti. La musica dal vivo potrebbe esserci, ma non si potrà assolutamente ballare, né il liscio, né tanto meno la disco per non creare assembramenti. Ed è proprio l’impossibilità a far baldoria ad aver spinto la maggior parte delle persone ad annullare la prenotazione magari fatta prima di Natale, quando a differenza del passato si è chiesto un tavolo defilato, lontano da tutti, il più distante possibile dal cuore della festa. «Ci scusiamo, ma dovendo stare seduti preferiamo rimanere a casa» è la giustificazione che danno i clienti annullando la prenotazione.
Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, avendo davanti tre giorni di festa, ci sono prenotazioni «spalmate» anche sul primo dell’anno e sul 2 gennaio, sia a pranzo che a cena. Ma nulla che possa sollevare la categoria.
Preoccupazioni per il 2022
«Confidavamo nei vaccini e nel super green pass e invece siamo ricaduti in una situazione pessima, in un periodo in cui dobbiamo fare i conti anche con l’aumento delle materie prima - conferma Giordano Ferrarese, presidente Fipe della provincia di Varese e ristoratore arsaghese -. Il blocco dei licenziamenti scade con la fine del 2021 e noi abbiamo chiesto al Governo di prolungare la cassa integrazione dei dipendenti, nella speranza che questa situazione abbia davvero un termine prima o poi».
«Sarà un ultimo dell’anno rimaneggiato e contenuto: un disastro. Il classico cenone è andato a perdersi - è il parere di Damiano Simbula, chef del ristorante “Le due lanterne” di Induno Olona e presidente dell’associazione provinciale Cuochi Varesini - Io però mi sono ripromesso di essere positivo: consideriamo che l’anno scorso eravamo chiusi e quest’anno siamo aperti. È già qualcosa».
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