L’OPERAZIONE
Furti e truffe milionarie, banda sgominata
Arrestati dalla polizia quattro slavi per diversi raggiri commessi in tutto il mondo: la base dell’attività era tra Gallarate e Milano

Definirli zingari truffatori non renderebbe merito alla loro caratura criminale: sono professionisti internazionali i quattro slavi arrestati ieri mattina dagli investigatori del commissariato coordinati dal pubblico ministero Luigi Furno. In poco più di un anno sono riusciti a impossessarsi di almeno 500mila euro tra denaro e lingotti d’oro usando i metodi più fantasiosi.
Esperti di rip deal (cambio fraudolento), avevano brevettato pure il metodo del mobiletto: con la stessa abilità di David Copperfield c’era sempre un agile complice nascosto in un armadietto che scambiava al volo borsoni di banconote vere con il corrispettivo in biglietti facsimili.
Una prima tranche di indagine era stata svelata dagli inquirenti ad aprile 2015, con l’arresto di tre nomadi che avevano attirato un commerciante polacco in un lussuoso hotel di Milano per truffargli 12 chili di oro. Ma questa seconda fase dell’operazione è stata ancor più complessa, tanto da coinvolgere gli uffici della european justice che ha coordinato gli interventi della polizia tedesca e slovena. E non è ancora finita, perché altri complici mancano all’appello ma a quanto pare è solo questione di ore. Tra le vittime della banda che aveva una base logistica in città, anche un ricchissimo businessman teutonico, morto in un incidente aereo nei cieli dell’Est. Addosso i soccorritori gli trovarono denaro falso, rifilato proprio dall’organizzazione stroncata dal commissariato e dalla squadra mobile di Varese.
Secondo gli inquirenti, al vertice stava Dragan Zivanovic, 51 anni, formalmente residente a Rho. Lui e i suoi soci avevano raggiunto un elevato livello sociale, vestivano abiti griffati, erano poliglotti, acculturati, avevano abbandonato i caravan e si erano sistemati in più comodi appartamenti. Proprio per questo risultavano credibili agli occhi delle vittime. Nel mirino c’erano imprenditori russi, svizzeri, un emiro che però alla fine non c’è cascato, due valchirie germaniche Sandra & Sandra (non meglio identificate) dalle quali i truffatori si fecero dare 30mila euro a titolo di mediazione per la vendita di una pizzeria pagata con 400mila euro falsi, un italiano di San Donato Milanese che l’ha scampata solo perché, avendo già avuto un’esperienza analoga, fiutò puzza di bruciato.
Importanti ruoli di backoffice per due donne rom, incaricate di mantenere contatti telefonici e telematici con le vittime grazie anche alla padronanza delle principali lingue straniere, ma ancor prima di individuarle ed avvicinarle fingendosi segretarie o portavoce commerciali di importanti uomini d’affari.
Sono inoltre indagati in stato di libertà, per avere fornito contribuiti importanti all’operato dell’associazione, un gallaratese quarantanovenne, già esercente di noleggio con conducente, che si è prestato ad accompagnare truffatori o truffati in occasione dei “rip deal”, e una filippina di 64 anni che si procurava a proprio nome appartamenti “puliti” a Gallarate per le esigenze dell’associazione.
Per quattro delle persone colpite dalle ordinanze di custodia cautelare in carcere sono scattate le manette, mentre gli altri sono tuttora attivamente ricercati.
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