NEGOZI STORICI
Astemio ma esperto di vino
Con la morte di Antonio Croci si chiude l’epoca degli inventori delle enoteche

«Papà è nato in negozio, sotto il lavandino». Basterebbe questo aneddoto, che di fatto ne ha segnato la vita professionale, per dedicare di diritto ad Antonio Croci dell’omonima drogheria-enoteca una pagina della storia del Commercio gallaratese. Quello con la “C” maiuscola che attraversa gioie e dolori, giorni e anni, sedimentazioni e cambiamenti, sempre con l’intenzione di rimanere su piazza. Non a caso l’attività partita dal padre Giuseppe e ora affidata al figlio Andrea è su piazza dal 1925.
Con la sua scomparsa, avvenuta venerdì a causa di una malattia degenerativa, si chiude l’epoca dei tre maestri del vino in città: a fine luglio è morto Pinuccio Beretta e a inizio ottobre Mario De Salve.
Se ne è andato pochi giorni prima del suo ottantatreesimo compleanno, che sarebbe stato il 23 dicembre, Antonio Croci. Negli anni Settanta aveva trasformato la vecchia drogheria di piazza Libertà, nella quale era appunto nato nel 1937, in una nuova enoteca. Da quel momento era diventato un punto di riferimento del settore. Sorridente, spontaneo e senza peli sulla lingua. Un personaggio. Il bello è che era astemio e lo sapevano tutti. Ma tutti si affidavano a lui per farsi consigliare la bottiglia giusta. «Sì era astemio, ma conosceva il vino e lo assaggiava, poi lo sputava, perché l’unica volta che ha bevuto un po’ di passito è svenuto», ricorda Andrea Croci, che nel 2015 ha dato un'ulteriore svolta al negozio aprendo alla consumazione in loco. «Voleva vendere, però quando gli ho proposto di cambiare mi ha detto “proviamo”».
La risposta inevitabile di una persona che aveva il commercio nel sangue. Come l’amico Beretta, titolare della drogheria-enoteca sotto la loggetta davanti alla chiesa di San Pietro, con il quale non c’era concorrenza, bensì collaborazione e affetto a beneficio di entrambi. «Erano molto diversi, mio padre un collezionista compulsivo di bottiglie pregiate, Pinuccio un fine conoscitore di vino, ma oltre che grandi amici erano grandi commercianti», prosegue il figlio. «E da quando mio papà non è più venuto in negozio, tre anni fa, l’unica persona che lo chiamava ogni giorno era il signor Beretta».
Mercoledì la Dogheria Enoteca Croci dal 1925, che ormai è un marchio registrato, era aperta come tutti gli altri negozi. In un Natale che, sotto il profilo delle vendite, sta andando bene. I locali sotto la Loggetta, che dal 1938 al luglio scorso hanno ospitato il negozio dei Beretta, da un paio di mesi sono occupati da una nuova attività che con la sua sola presenza segnala la voglia di vitalità del commercio cittadino. Mentre in piazza Risorgimento l’attività dell’enoteca De Salve continua. E da qualche anno altri nomi si sono aggiunti con le loro proposte nello specifico comparto animando - almeno fino a prima dello scoppio della pandemia - le serate gallaratesi e ampliando la possibilità di scelta, pur in un panorama con luci e ombre.
Ma indubbiamente, in cinque mesi, una storia si è chiusa. Con la morte ravvicinata dei suoi artefici: Pinuccio Beretta, Mario De Salve e Antonio Croci. Che hanno portato in città la cultura dell’enoteca.
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