L’EMERGENZA
Moria di negozi in centro
Numerose le saracinesche abbassate, l’allarme dei commercianti: «Affitti cari»

«Vi rendete conto in che stato si trova il centro di Gallarate?».
Una domanda semplice, ma che, allo stesso tempo, racchiude tante sfumature. Una domanda che alcuni commercianti hanno sollevato.
«Si parla di centro attrattivo, ma i negozi chiudono». Un’emergenza, quella gallaratese, condivisa nei mesi scorsi anche dalla vicina Busto Arsizio.
VETRINE SPOGLIE
E girando per le strade della zona a traffico limitato colpisce il numero di saracinesche abbassate davanti a vetrine ormai spoglie.
Ci sono realtà storiche che hanno accompagnato i gallaratesi (e non solo) per mezzo secolo e che ora hanno deciso di chiudere, chi per andare in pensione e chi perché a causa delle condizioni economiche svantaggiose non riesce a far quadrare i conti.
Sotto la lente d’ingrandimento è finito, come anche nell’ultimo incontro tra commercianti, il problema del caro affitti.
C’è anche chi ha traslocato in un’altra via, sempre del centro o in alcuni casi poco fuori, in quanto è più conveniente. «I proprietari non si rendono conto che se alzano i prezzi rischiano di trovarsi con un negozio vuoto e senza un introito fisso ogni mese», evidenzia un negoziante.
«Il gioco di squadra non deve essere fatto soltanto tra noi commercianti per rendere il centro attrattivo, ognuno deve fare la sua parte». E nel gioco delle parti rientrano anche le iniziative messe in campo dall’amministrazione di centrodestra come l’incentivo “Alza-serrande” e gli eventi.
«Servono, ma non bastano», precisa una commerciante di corso Italia. «Non sono contraria agli eventi, ma anche se viene gente a noi non cambia la situazione. Un esempio? In via Manzoni ne chiudono altri quattro».
Infatti, delle sei attività che si affacciano su piazza Guenzati, quattro sono chiuse (di cui una banca) e una è in chiusura qui pur restando aperta in altri due centri storici (a Como e a Saronno) e sul web.
Pochi passi più avanti i negozi storici sono chiusi oppure in liquidazione. «Sono quasi più quelli che hanno chiuso che quelli che restano aperti», commenta un operatore.
NEW ENTRY
Ci sono anche delle new entry tra le vie del centro.
C’è chi sceglie di ampliare la propria attività con un altro punto, chi ne ha rilevato una avviata («E dopo qualche modifica abbiamo riaperto») e chi, pochi mesi fa, ha iniziato un’avventura nel campo della ristorazione proprio all’ombra dei Due Galli.
«La nostra è una città che sta diventando sempre più attrattiva, lo dimostrano i numeri», aveva evidenziato l’assessore alle Attività produttive, Claudia Mazzetti, durante l’ultimo incontro con i commercianti a Palazzo Borghi. «Ma non abbiamo la bacchetta magica».
DA BERE E DA MANGIARE
«La nostra sta diventando sempre più una Gallarate da bere e da mangiare, vista la quantità di bar e ristoranti in centro in poche centinaia di metri», ironizza un residente di via dei Mercanti.
E se a livello di tasse per il Comune cambia poco («Le imposte le pagano anche loro»), quello che cambia è il modo di vivere la zona. «Si anima dall’aperitivo in poi e nel fine settimana», interviene un commerciante. «Ma di sacchetti pieni se ne vedono pochi, anche nel fine settimana».
E c’è chi, a distanza di qualche anno di assenza, camminando, sente che qualcosa è cambiato. «Mi manca quell’aria che si respirava prima», ammette una ormai ex gallaratese. «Quando ero piccola mio papà mi portava in centro ed ero contentissima, c’erano tutte quelle belle vetrine illuminate e decorate. Ora quasi la metà è chiusa».
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