AFFARI & POLITICA
«Volevano farci stare zitti»
Dalle rivelazioni di Rivolta e Liccati trae origine l’indagine sul sistema Caianiello
L’indagine della Dda milanese che sta scuotendo gli ambienti politici gallaratesi e sta portando a galla un giro di potere e di affari a capo del quale c’era Nino Caianiello («io sono il sole, la terra mi gira intorno», afferma in un’intercettazione) trae origine dalle informazioni raccolte dagli inquirenti nel corso di tre interrogatori successivi all’arresto dell’ex sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta per corruzione avvenuto all’incirca un anno dopo l’insediamento della nuova giunta di Gallarate di cui faceva parte anche la sua compagna Orietta Liccati.
UNA MACCHINA POLITICA
Il periodo è il mese di luglio del 2017.
È da quel momento che iniziano gli approfondimenti investigativi attorno a Nino Caianiello e a tutta la sua fitta rete di contatti che si diramano dall’ambulatorio gallaratese, cioè dall’HausGarden. Il tutto prendendo spunto da una convinzione, confermata all’epoca dallo stesso Rivolta: «Caianiello è considerato una macchina politica. A lui si rivolgono tutti, sapendo di poter ottenere quello che vogliono. Quando gli studi legali, i geometri, i geologi o altri professionisti ricevono un incarico da parte di un Comune, sanno che è una scelta che proviene da Caianiello».
STRATEGIA DIFENSIVA
Le dichiarazioni di Rivolta ottengono «un primo integrale pregnante riscontro» nelle parole dell’ex assessore all’Urbanistica Orietta Liccati oltre che da un esposto inviato alla Procura della Repubblica il 12 giugno 2017 firmato da un gruppo che si qualifica come Cittadini dell’Ordine.
È la stessa ex responsabile del delicato assessorato gallaratese a rivelare agli inquirenti che, subito dopo l’arresto di Rivolta, avvennero una serie di manovre per cercare di stoppare eventuali rischi di fughe di notizie.
«Era chiara la regia di tutti questi interventi - spiegava all’epoca Liccati agli investigatori - ovvero il tentativo era quello di avere informazioni in merito alla strategia difensiva dei nostri legali per avere il controllo e, soprattutto evitare che potessimo riferire all’autorità giudiziaria cose che potessero mettere nei guai Caianiello ed altri».
PARERE COMPIACENTE
Di notevole rilievo sono poi le rivelazioni di Liccati su avvenimenti che hanno caratterizzato la storia recente dell’amministrazione gallaratese.
Per esempio, il tentativo di stoppare l’azione di responsabilità avviata dalla precedente amministrazione guidata da Edoardo Guenzani (centrosinistra) sulla gestione della galassia Amsc (il tutto avviene tramite diverse riunioni all’HausGarden).
«Nel mese di settembre 2016, la prima azione che è stata promossa, è stata quella di cambiare il legale dell’Amsc, che era stato scelto dall’amministrazione Guenzani. Cassani non fece un passo in quel senso, ma il primo atto è stato fatto nel mese di novembre 2016, attraverso una delibera con la quale si chiedeva un parere pro veritate finalizzato, di fatto, ad avere un parere compiacente. (…) Al di là delle giustificazioni formali date alla delibera di giunta - dice Liccati - l’obiettivo era chiaramente quello di ottenere un parere legale compiacente per arrivare alla revoca dell’azione di responsabilità».
CREDIBILITÀ DEL COMUNE
L’ex assessore (al suo posto fu poi nominato Alessandro Petrone, ora in carcere a San Vittore) solleva il velo sui passi più importanti di quel periodo della vita amministrativa gallaratese.
Gli approfondimenti investigativi successivi alle rivelazioni non fanno altro che confermare, in larga parte, ciò di cui tutti parlavano da tempo a Gallarate, ma senza averne le prove. Ora, però, il castello accusatorio – con intercettazioni e carte alla mano – sta mettendo a nudo un sistema che mina alla base la credibilità e la fiducia dei cittadini nei confronti degli ultimi anni di gestione del Comune, da quando il centrodestra, vincendo le elezioni, tornò al potere.
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