PATTEGGIAMENTI
Bilardo & C., perché il gup ha detto no
Il caso dell’ex segretario gallaratese di Forza Italia: pochi 50mila euro rispetto ai reati di cui è accusato

«No comment» da parte dei pm milanesi Luigi Furno, Adriano Scudieri e Silvia Bonardi dopo che il gip Maria Vicidomini ha negato i patteggiamenti intercorsi tra la Procura e i legali degli undici imputati dell’inchiesta Mensa dei Poveri sul sistema di tangenti, finanziamenti illeciti, appalti e nomine pilotate che ruotava attorno all’ex coordinatore della provincia di Varese di Forza Italia Nino Caianiello.
Sì, in Procura non erano poi così sicuri che pene concordate potessero andare in porto - tanto è vero che hanno presentato una memoria per perorare la causa della concessione dell’attenuante della collaborazione agli imputati - ma nessuno si aspettava un’ordinanza così severa.
Ora, per forza di cose, sarà difficile, tanto per l’ex coordinatore gallaratese di Forza Italia ed ex componente del cda di Accam Alberto Bilardo (che puntava a patteggiare tre anni, la pena più alta) quanto per tutti gli altri imputati nelle sue condizioni, cavarsela con pene tutto sommato contenute come quelle dei patteggiamenti bocciati. E lo stesso discorso vale - a maggior ragione - anche per Caianiello che, alla luce di una collaborazione fattiva coi pm, mirava a poter patteggiare. Sì, ma a quanto?
ALBERTO BILARDO
Non è solo la Procura ad essere uscita con le ossa rotte dall’udienza di giovedì. Con la sua ordinanza, il gip ha usato parole dure contro alcuni degli imputati che aspiravano al patteggiamento. Per esempio su Alberto Bilardo: è incensurato e ha restituito 50mila euro del profitto prezzo del reato contestato (nello specifico: associazione per delinquere allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, a cominciare dalla corruzione), ma per il gip Vicidomini «quella somma non è giudicata corrispondente alla effettiva entità degli importi correlabili, in termini di profitto, alle imputazioni complessivamente contestate».
STEFANO BESANI
Ancora più affilate le argomentazioni per negare le attenuanti generiche all’avvocato gallaratese Stefano Besani, alle cui condotte il gip milanese attribuisce «una spiccata intensità del dolo». «In un interrogatorio del luglio scorso, il legale ha dichiarato di aver sempre pensato che Caianiello “vivesse di tangenti”– rimarca il giudice -, circostanza che avrebbe dovuto indurlo a ben diverse cautele nelle attività svolte per conto» dell’ex leader dei berlusconiani nel Varesotto.
LAURA BORDONARO
Non è da meno la prognosi negativa nei confronti dell’ex presidente di Accam, Laura Bordonaro: «Le condizioni personali dell’imputata, se possibile, ne aggravano la posizione – scrive il gip Vicidomini - si tratta di un avvocato, stabilmente inserito nel contesto sociale di riferimento, e ciononostante non ha esitato a porre anche le sue competenze tecniche a totale disposizione di Caianiello e di altri complici, per consumare gravissimi reati contro la pubblica amministrazione».
ALESSANDRO PETRONE
Che cosa scrive il gip dell’ex assessore all’Urbanistica di Gallarate (in quota FI) Alessandro Petrone? «Sostiene di non aver avuto benefici economici diretti dalle condotte contestate? Ma le indagini hanno rivelato il chiaro interesse ad ottenere futuri incarichi pubblici, dato che ne dimostra l’intensità del dolo che lo animò».
© Riproduzione Riservata