IL PROCESSO
Gallarate, botte al prof: condannato
Padre di un alunno si scagliò contro il docente durante il colloquio genitori
C’era un tempo, quasi mitologico, in cui era pericolosissimo piagnucolare con i genitori per un rimprovero - spesso per uno scapaccione - ricevuto dall’insegnante: il rischio era di prenderle anche da mamma e papà, sempre schierati dalla parte delle istituzioni e dell’autorità.
Quell’epoca non solo si è conclusa, ha lasciato l’adito a una controtendenza bizzarra: sono i docenti quelli che devono preoccuparsi della propria incolumità.
Lo ha raccontato in aula un docente di storia dell’arte di una scuola del territorio, parte offesa nel processo che si è concluso con la condanna di un padre a sei mesi e quindici giorni di reclusione per i reati di lesioni e minacce.
Il giudice Veronica Giacoia gli ha accollato anche le spese legali. L’episodio per cui il cinquantotreenne è finito in tribunale risale ad aprile del 2016. L’imputato si recò al colloquio scolastico insieme alla moglie e ciò che il professore riferì sul rendimento del loro figlio, che era ancora minorenne, non piacque per nulla al padre. «È scarso», disse l’insegnante a proposito del profitto dello studente.
Il cinquantatreenne, offeso nell’onore ed evidentemente convinto che il ragazzo passasse le giornate con la testa china sulle sudate carte, si alzò impetuosamente dalla sedia, dette un violento spintone al docente scaraventandolo a terra e gridandogli «ti appendo, ti attacco».
L’uomo - che rivestiva il ruolo di pubblico ufficiale - cadde rovinosamente picchiando la testa su una sedia e finì al Pronto soccorso con un trauma cranico e una contusione dorsale. Intervennero subito i colleghi, attirati dalle urla, e riportarono la calma.
A quanto pare i genitori nutrivano già del malumore poiché il figlio aveva raccontato un fatto accaduto tra lui e il prof all’esterno dell’istituto, che mamma e papà ritenevano inopportuno. Sentita come teste, la madre ha dato una versione diversa della vicenda, premettendo che l’insegnante si era subito mostrato scortese con loro e che, soprattutto, sostenendo che fosse inciampato da solo nei cavi elettrici sparsi sul pavimento.
A parere del giudice Giacoia «non può ritenersi credibile il racconto della donna, incompatibile con quanto emerso dalle prove. La caduta così come raccontata dalla moglie dell’imputato è inconciliabile con la lesione riscontrata».
Il capo di imputazione originario - resistenza a pubblico ufficiale - è stato riqualificato in una fattispecie meno grave. Non è da escludere che il cinquantatreenne presenti ricorso in appello.
Anni fa salì alla ribalta il caso di un genitore a Palermo che picchiò un docente per un rimprovero alla figlia.
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