IL DISSERVIZIO
Ricoverata d’urgenza. Dopo 12 ore
Pronto soccorso: la rabbia d’una cardiopatica

Dodici ore di attesa al pronto soccorso del Sant’Antonio Abate, per poi essere ricoverata “con urgenza” in unità coronarica.
Un donna di 79 anni ha trascorso l’intera giornata di lunedì 15 aprile in attesa di essere presa in carico. Il fratello, che l’ha accompagnata e ha condiviso la stremante disavventura, ora tuona contro l’ospedale, parlando di malasanità e riassumendo in una lettera dai toni accesi la sua rabbia.
Un cardiologo, cui la signora è ricorsa privatamente, «visti i tempi della sanità pubblica», ha formulato il 12 aprile una diagnosi per “stenosi valvolare aortica”, evidenziando la “tachiaritmia sopraventricolare”.
Tre giorni dopo, la trasferta in ospedale.
«Mia sorella è diabetica, cardiopatica, in lista d’attesa per intervento al cuore - racconta il gallaratese -. Il cardiologo aveva suggerito un ricovero d’urgenza, così siamo arrivati al Sant’Antonio Abate alle 11.10. Sono stato rimbalzato a causa di informazioni discordanti, da un reparto all’altro, perdendo un’ora di tempo utile alla registrazione. E qui il tempo è prezioso per la priorità visto l’elevato afflusso al triage».
I documenti rilasciati dal Pronto soccorso parlano di prima valutazione alle ore 12.23.
«L’operatore ha chiesto se mia sorella da venerdì a quel momento avesse avuto mancamenti di respiro o la febbre, quindi mi ha informato che non c’era pericolo di vita e ha assegnato un codice verde. Da lì in poi è stato un inferno», racconta il gallaratese esasperato.
La signora è rimasta seduta in carrozzina per cinque ore e mezza.
«Era a digiuno dalle 9 del mattino, con ritenzione di liquidi. Alle 18 siamo passati alla corsia antistante le sale visita. Ma è ricominciata l’attesa».
In reparto la paziente è arrivata alle 23, lì è stata presa «in carico con urgenza» e ricoverata in unità coronarica.
Il cardiologo che l’aveva vista venerdì aveva visto giusto, dunque. Ma in ospedale è passato davvero parecchio tempo.
«Forse - dice il fratello - attribuire un codice arancione (ovvero più vicino al rosso, ndr) avrebbe evitato sofferenze a chi già soffre».
L’intasamento del Pronto soccorso è cosa nota. Qui si rivendica un errore nella valutazione al triage.
«Dodici ore per una persona cardiopatica e diabetica sono troppe!», tuona il fratello rivendicando attenzione.
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