SANT’ANTONIO ABATE
Cinque prelievi multiorgano
Record in un anno terribile. Speranza di vita per molti pazienti in attesa di trapianto: nonostante l’emergenza Covid

L’annus horribilis segnato dal Covid si chiude al Sant’Antonio Abate con un record che regala speranza di vita a molti. Sono stati cinque, nell’arco del 2020, i prelievi multi organo effettuati da équipe specializzate. In tutto sono stati prelevati e donati 10 reni, 2 cuori, 4 polmoni, 5 fegati, un pancreas, oltre a cornee, valvole cardiache, cute e tessuto muscolo-scheletrico. Un notevole contributo per chi attendeva da tempo un trapianto.
Nonostante le restrizioni, nonostante i 72 ricoveri Covid ancora in corso e nonostante la non ottimale situzione di un ospedale sulla cui sorte non ci sono certezze, medici e infermieri non si sono arresi e hanno garantito operazioni che hanno davvero dell’incredibile.
«Abbiamo raddoppiato i casi rispetto al 2019 – chiarisce Laura Chierichetti, medico responsabile di queste procedure, affiancata dall’infermiera Carola Bertolini - Già normalmente questa attività richiede un impegno notevole, farlo in fase Covid ha davvero del miracoloso. Abbiamo raggiunto ottimi risultati».
La procedura è complessa. Quando si ha notizia della morte cerebrale di un paziente in rianimazione, se le sue condizioni lo consentono, si chiede se abbia disposto la donazione di organi o se i paranti possano deciderla. Se la risposta è affermativa, scatta la chiamata al Centro trapianti regionale che attiva quello nazionale, dove viene aggiornata di continuo la lista di chi è in attesa, con una precisa scala di priorità. Da quando si comunica la possibilità di prelievo di organi al termine di tutto passano in media 24 ore, intense e cariche di adrenalina.
Le équipe specializzate (cardiochirurghi, esperti di chirurgia toracica, etc.) si alternano in un’unica sala operatoria. In genere, si procede di notte, perché occorre che tutti raggiungano Gallarate per procedere secondo precisi protocolli. «Lo sforzo è gravoso per tutto il personale che ruota nell’arco delle 24 ore, l’ultima volta sono arrivata alle 7.30 e alle 12 del giorno successivo ero ancora in ospedale – racconta Chierichetti – I cinque donatori erano persone morte in genere per eventi acuti, non traumatici, ma emorragia o anossia cerebrale. Eventi improvvisi. Le età vanno dai 22 ai 64 anni. La donazione inizia in Rianimazione, con la diagnosi di morte cerebrale. Il donatore viene tenuto in vita fino all’arrivo delle équipe: passa ore in rianimazione e poi sul tavolo operatorio».
Gli organi, dal Sant’Antonio Abate, hanno raggiunto mezza Italia, Sicilia compresa. La lista dei riceventi è lunga. Si procede secondo le urgenze e secondo la compatibilità. In alcuni casi i donatori erano iscritti all’Aido, per altri hanno deciso i parenti. Nessuno saprà chi ha donato e chi ha ricevuto, nemmeno Chierichetti. «Deve essere un dono gratuito – sottolinea la dottoressa – Gli organi non sono mai stati accolti nell’Asst Valle Olona perché non è sede di centro trapianti. In Lombardia unità simili sono poche. E selezionate. Serve una équipe specializzata».
Chierichetti e Bertolini coordinano chi arriva e chi parte con i preziosi contenitori. Intanto, altri allertano i riceventi che devono recarsi in fretta al Centro Trapianti. «Tutto deve funzionare alla perfezione, sono coinvolte tante persone: chirurghi, anestesisti, personale di laboratorio e di sala, tecnici – conclude il medico – Per questo sono orgogliosa che il nostro ospedale, che non è un centro trapianti, abbia raggiunto 5 prelievi multiorgano». Un anno speciale, per due donne speciali.
© Riproduzione Riservata