DOPO IL COVID
Gallarate, «Dateci un cimitero musulmano»
La comunità islamica chiede un luogo per la sepoltura

Non solo un luogo dove pregare, ma anche un luogo dove seppellire i propri morti.
È la richiesta che viene dalla comunità islamica gallaratese, che fa capo all’associazione «Il Faro».
Una richiesta che nasce dalla situazione sperimentata dai fedeli di fede musulmana lo scorso anno, durante la fase più acuta della pandemia: allora inviare le salme nel Paese d’origine di ciascuno è stato un problema che ha aggiunto fatica al dolore per la perdita dei propri cari. Ma, al di là dell’emergenza sanitaria del 2020, è l’espressione di un sentimento di appartenenza al territorio gallaratese ciò che oggi fa rilanciare la domanda di un luogo sacro di sepoltura. «Ormai per molti di noi l’Italia è il primo Paese, non il secondo», dice il responsabile della comunità musulmana cittadina, Abdul Jabbar. «Dieci anni fa, forse, avremmo potuto pensare di lasciare l’Italia e fare ritorno al nostro Paese - spiega - ma ormai non più. Siamo qui da anni, lavoriamo qui, paghiamo le tasse, i nostri figli crescono qui. Molti hanno ottenuto la cittadinanza italiana e altri lo faranno nei prossimi anni».
Da qui la richiesta di avere un’area a disposizione dove dare sepoltura ai morti secondo le prescrizioni della fede islamica.
»Per ora però il piano cimiteriale rivisto un paio d’anni fa dal Comune non lascia spazio alle aperture. Il numero alto di cittadini di origine straniera che contraddistingue Gallarate è stato preso sì in considerazione all’interno del documento, che dà atto dell’aumento significativo registrato negli ultimi quindici anni. «Attualmente - si legge - risultano residenti oltre 8mila cittadini di origine straniera a fronte dei 4.100 del 2006».
Ma allo stesso tempo il piano di sviluppo dei cimiteri cittadini ricorda la giovane età della popolazione straniera e la pratica diffusa di inviare in madrepatria le salme e di conseguenza non prevede la creazione di aree dedicate ad altri culti. Così le possibilità per le famiglie si riducono e chi vuole conservare in Italia il corpo dei propri cari defunti ricorre a spazi fuori dai confini cittadini e spesso lontani da essi.
«Non chiediamo che ci venga regalato niente - precisa Jabbar - Diverse città lo hanno già concesso, qui non ancora». Una posizione analoga era stata espressa dalla comunità musulmana cittadina la primavera scorsa a proposito di un luogo di culto. «Siamo disposti a comprare il terreno», aveva sottolineato Jabbar a pochi giorni dall’avvio del mese sacro per l’Islam. Il punto però resta quello delle autorizzazioni.
Lo stesso ragionamento ora vale per l’area di sepoltura: una questione sul tavolo di chi sarà eletto sindaco alle elezioni imminenti.
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