RISSA IN CENTRO
«Hanno capito l’errore»
Ma il diciottenne ieri è finito al Beccaria per cumulo di pena

Giornate pesanti per Angelo Cavallaro, uno dei due maggiorenni coinvolti nella guerriglia urbana dell’8 gennaio. Mercoledì era stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Piera Bossi che lo costringeva ai domiciliari. Ieri all’alba una nuova visita della polizia che gli ha notificato l’esecuzione di un cumulo di pena diventata definitiva per reati commessi quando ancora non aveva diciotto anni (lesioni gravi risalenti al 2018).
Dunque è stato caricato sull’auto di servizio e portato al Beccaria. Giovedì prossimo comparirà davanti al giudice Bossi per l’interrogatorio di garanzia ma a questo punto sarà collegato a video dal penitenziario minorile.
Nella stessa mattinata verrà sentito anche Samuel Chiatti, sottoposto all’obbligo di dimora. Per gli altri ragazzini delle due fazioni che si presero a mazzate in largo Camussi gli interrogatori inizieranno il 6 aprile davanti al gip del tribunale dei minori Paola Ghezzi.
Alcuni di loro sembrano aver compreso l’entità del guaio in cui si sono infilati: lo spiega il difensore di un sedicenne, Livio Grandis.
«Si è reso conto subito dopo la rissa di aver avuto un comportamento deplorevole, sa di avere sbagliato ed è pronto a rimediare, anzi, a cambiare strada, per evitare di rovinarsi l’esistenza e di distruggerla anche agli altri. Nella faida tra Montecchi e Capuleti, le spese le fa Mercuzio. Ha capito che uno scontro così violento può sfociare in disgrazia».
E l’avvocato osserva: «Siamo davanti a una mancanza di prospettive colmata dai social e dalla velocità con cui si diffonde il disagio. Comunque il ragazzo è pronto a farsi seguire da un terapeuta».
Linea dura anche quella adottata dall’avvocato Milena Ruffini, difensore tre minorenni, due fratelli e l’unica donna del gruppo: «I genitori sono molto preoccupati per quello che è accaduto ma quando i ragazzi si sono resi conto dei gravi rischi che sarebbero potuti derivare dalla rissa si sono subito pentiti e mai più si rimetterebbero in una simile situazione. Va detto però che intendevano solo fare rumore, non avevano alcuna intenzione di usare violenza».
Confermato il movente dello scontro di piazza: la conquista di donne fuori dal proprio territorio di competenza. Malnatesi in trasferta a Cassano per incontrare tre giovani del posto. Sguardi di sfida, insulti razzisti - perché nel prologo del 4 gennaio le fazioni erano composte da adolescenti originari dell’Africa e coetanei albanesi - e poi giù botte. Alla resa dei conti in largo Camussi, con almeno un centinaio di persone reclutate, però l’unico ferito alla fine fu un legnanese.
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