SANITÀ
In tremila senza medico
Dal primo gennaio in pensione Predazzi e Parassoni

Milleseicento mutuati rimangono senza il loro medico perché dal primo gennaio va in pensione il dottor Marco Predazzi. Stessa sorte per gli assistiti di Luigi Parassoni. Entrambi amati e apprezzati dai loro pazienti.
Saranno più di tremila, però, quelli che dovranno scegliere il loro nuovo medico e non è detto che – tra ricollocazioni e nuove nomine – riusciranno a trovarlo.
MOLTA PREOCCUPAZIONE
C’è molta preoccupazione in tutti quei gallaratesi che non sanno bene quale sarà il loro destino in termini di assistenza sanitaria di base. Tutto ciò diventa l’emblema di un sistema che mostra evidenti segnali di non riuscire a reggere le richieste che provengono dall’utenza, tanto più che qualche mese fa a Casorate Sempione si è verificato più o meno (se non peggio) lo stesso disagio con il pensionamento di due medici e la ricollocazione di tantissimi mutuati.
A questi problemi si aggiungono quelli più generali di una professione – quella del medico – che ha subito in questi anni un’evoluzione (involuzione?) che non può lasciare indifferenti. La descrive nella sua lettera di saluto proprio Marco Predazzi, conosciuto a Gallarate per la sua attività di medico di base ma pure per la presidenza della fondazione Il Melo. Sempre in prima linea quando si parla di cure e assistenza.
COMPUTER VS FONENDOSCOPIO
«Dopo quarant’anni di professione, vissuta giorno per giorno con voi, condividendo dolori e gioie, sconfitte e piccole vittorie, è venuto anche per me il tempo di lasciare il campo a una nuova generazione di medici e a una medicina in cui il computer ha già preso il posto del vecchio glorioso fonendoscopio e tra non molto anche del buon vecchio medico di famiglia, così come l’abbiamo conosciuto».
SOLO DEI BUROCRATI
È un’analisi impietosa quella di Predazzi. Condivisa da molti dottori che si trovano nella sua stessa situazione e hanno simile stato d’animo. «E non è solo una questione che riguarda i medici di famiglia. Ho diversi amici primari che lasciano proprio perché non ce la fanno più. Devono essere più attenti all’applicazione della 626 – rivela con una battuta – che alla salute dei pazienti. Ci vogliono fare diventare dei burocrati ma è altro quello che abbiamo sperato di poter essere in questi lunghi anni di professione».
CURA DELLE PERSONE
Predazzi specifica meglio il motivo del suo amaro commiato: «Non sono stanco di fare il medico, ma di quella burocrazia asfissiante che occupa ormai un posto prevaricante nelle mie giornate, assimilando il mio lavoro più a quello di un commercialista che a quello di un medico della persona, così come ho cercato di essere in questi anni, restandovi accanto a sdrammatizzare paure e preoccupazioni con la leggerezza di una battuta e di un sorriso e prendendomi carico con tutta la vicinanza umana e professionale che mi era possibile dei momenti drammatici che la vita prima o poi ci riserva». Dal primo gennaio 2020 Predazzi andrà in pensione ma non sa ancora chi sarà il collega che potrà dare continuità al suo ambulatorio. «La burocratizzazione delle procedure – spiega – ancora una volta rende in questo momento ancora impossibile dare un’indicazione precisa». Quando anche sarà nominato il sostituto, non potrà assorbire tutti i mutuati di Predazzi che dovranno quindi scegliere altri medici.
ADDIO IPPOCRATE
Per questo e per tanti altri motivi c’è rammarico nel professionista gallaratese. Che lascia con un abbraccio a tutti i suoi assistiti. E con un accenno filosofico così come filosofo e medico era Ippocrate, colui che è considerato il padre della medicina. «A tutti l’augurio di un futuro forte e sereno: la vita è un percorso ad ostacoli, ma con una buona compagnia tutto può essere affrontato e riportato alla sua naturale umana dimensione. Le battaglie da vincere ad ogni costo e quelle che dobbiamo accettare di perdere con dignità perché questo è il nostro destino di uomini».
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