IL CASO
La protesta del pappagallo
Si paga per fare la pipì in stazione, scatta la mobilitazione. Per andare in bagno ci vuole un euro:tassisti e pendolari guidano la rivolta

Sono pronti a manifestare in piazza armati di pappagallo, un urinale maschile. Perché spendere ogni giorno almeno un euro per fare la pipì è eccessivo.
Da un giorno all’altro andare al bagno pubblico della stazione è aumentato, passando da 50 centesimi a un euro. Raddoppiato. Increduli, venerdì 29, gli operatori che a metà mattina sono andati al bagno pubblico e hanno trovato affisso da Rfi il nuovo cartello “Avviso ai viaggiatori” con la comunicazione relativa a orari rimasti invariati ma con la novità “Wc a pagamento 1 euro”.
Ma sulla porta ci sono ancora le vecchie indicazioni incise sul vetro “bagni a pagamento 50 centesimi”. Ed è montata la protesta. Anche una guardia giurata parlando con gli addetti alla pulizia ha fatto i conti di una spesa a partire da 20 euro alla settimana, esclusi sabato e domenica per chi lavora da lunedì a venerdì e va solo una volta a fare pipì. Ma se per caso si avesse necessità durante l’orario di lavoro di correre al bagno almeno due volte si sarebbe costretti a spendere 40 euro.
Per non parlare di chi magari da libero professionista lavora tutti i giorni, come alcuni tassisti. Sono stati proprio i quindici tassisti a denunciare quanto accade. A farsi portavoce della situazione è il consigliere comunale di Fratelli d’Italia e tassista Giuseppe De Bernardi Martignoni: «Chiunque lavori in stazione, in questo modo è penalizzato. Abbiamo fatto i conti e nella migliore delle ipotesi si spende una media di 40 euro al mese. All’anno sfioriamo i 500 euro per poter andare in un bagno pulito. Ma non ci siamo solo noi, ci sono anche i dipendenti dei negozietti e del Caf, ci sono le guardie giurate».
Sulla pulizia dei bagni, niente da eccepire: «Sono davvero sempre a posto e ben puliti, per questo nessuna obiezione sul fatto che ci sia un minimo da pagare. Ma vederci raddoppiare il costo in un momento di estrema crisi dove fatichiamo a portare a casa 20 euro al giorno, non è sostenibile».
De Bernardi Martignoni rimarca: «Prima del Covid magari, bevendo un caffè, ne approfittavamo per usare anche i servizi. Ora non si può, la situazione è disastrosa». Del resto c’è persino chi si arrangia in altro modo, proprio a dieci passi dall’ingresso della stazione.
Di fianco al locale contatori è stato scavato un varco, una sorta di trincea divenuta una cloaca pubblica. Puzzolente e piena di bottiglie di vetro, usata dai senzatetto e sbandati ma anche da qualche uomo che seminascosto fa pipì a cielo aperto, senza farsi troppi scrupoli.
Intanto ieri mattina, nei bar aperti di piazza Giovanni XXIII, i baristi hanno riferito che in molti hanno chiesto di poter usare di nascosto i servizi proprio a causa dei prezzi raddoppiati. Qualcuno lo ha concesso sperando di non essere beccato. «È ingiusto far pagare un euro per fare la pipì, soprattutto a chi lavora e non ha alternative», afferma da dietro al bancone un barista.
Già nei mesi scorsi la chiusura del bagno era stata un colpo, ora la riapertura salata del bagno pubblico è un’altra mazzata al portafoglio.
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