LA SENTENZA
Quattro anni al narco-nonno
Settantunenne luinese incensurato era stato fermato in auto con 5 chili di hashish e coca: condannato

Una vita priva di ombre, specchiata, immacolata fino allo scorso maggio.
Da pensionato senza macchia, il settantunenne Marco Molina è diventato un narcotrafficante di rilievo: il crisma giudiziario gliel’ha dato la condanna dell’altro giorno. Il giudice Marco Montanari gli ha inflitto quattro anni di reclusione come richiesto dal pubblico ministero d’udienza Fabio Portera, conteggiati tenendo in considerazione lo sconto di un terzo dovuto dalla scelta dell’avvocato Corrado Viazzo di chiedere il rito abbreviato.
L’anziano - che è tutt’ora agli arresti domiciliari - era stato sorpreso dalla sottosezione Adl della polizia stradale con cinque chili di hashish e 509 grammi di cocaina. Li aveva nel bagagliaio della Ford che guidava, chiusi in una borsa porta computer. L’uomo venne subito arrestato d’intesa con il sostituto procuratore Massimo De Filippo.
La scoperta dello stupefacente avvenne nel corso di un normale controllo alla barriera di Gallarate Nord, intorno alle 23.30 del 17 maggio scorso.
Gli agenti decisero di sottoporlo ad accertamenti di routine. Gli chiesero i documenti, ma il settantunenne non li aveva. L’atteggiamento era strano, l’uomo appariva inquieto, nervoso, fortemente a disagio.
I poliziotti iniziarono a insospettirsi e optarono per una verifica più approfondita anche dell’auto. Aprendo il portabagagli notarono un porta computer: all’interno c’era quella considerevole quantità di droga.
«Non è mia, non ne sapevo niente», disse a caldo agli agenti. Ma quando l’indomani venne portato in aula per il processo direttissimo (durato alla fine quattro mesi) scelse di ammettere in parte gli addebiti.
«Sono stato incaricato del trasporto da alcune persone che conosco solo di vista», spiegò.
«In cambio avrei ricevuto 1000 euro e siccome ne avevo bisogno ho accettato».
Stando a quanto raccontò al giudice Montanari, l’accordo con questi tizi non meglio identificati sarebbe stato quello di lasciare la macchina carica di stupefacenti in un cimitero e di andarsene. Poi qualcuno sarebbe passato a prelevare il carico. Ma Molina non riferì altri particolari, continuando a sostenere di non essere a conoscenza dei nomi dei committenti.
Durante la perquisizione a casa, in un paesino del Luinese, gli agenti trovarono anche un foglio su cui c’era scritto «13mila euro».
L’avvocato Viazzo aveva chiesto l’attenuante prevista per il concorso nel reato, visto che un quantitativo del genere non poteva che essere inserito in quadro criminale ben più ampio, su cui indagare.
«Ma l’impostazione dell’accusa, che ha trattato il caso limitatamente al mio assistito, ci ha precluso la possibilità di ottenerla».
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