IL VECCHIO BORGO
Gallarate riscrive la sua storia
Svelata la mitica località citata da tanti autori e mai indicata: la conferma nel libro di Guenzani

Anni e anni di ipotesi, ricerche, confronti di documenti, mappe e verifiche incessante.
Ma la caparbietà premia: è finalmente svelato uno dei misteri toponomastici e urbanistici dell’antica Gallarate, con la definizione della mitica località del Botto. È piazza Risorgimento.
Un altro grande mistero culturale nella provincia dopo le tele di Dumenza.
A sciogliere gli ultimi interrogativi, nei giorni scorsi, sono state le ulteriori e definitive testimonianze tratte dal volume «Galerate» - presentato, tra l’altro, all’ultima edizione di Duemilalibri - del gallaratese Lorenzo Filippo Guenzani.
Si tratta di una grande pagina che si aggiunge alla ricca narrazione della storia locale.
La scoperta è importante perché in passato autori storici, come Pier Giuseppe Sironi, don Andrea Mastalli (presenza, del sacerdote attivo nella parrocchia di Madonna in Campagna, pressochè quotidiana negli archivi arcivescovili milanesi), l’avvocato Mario Turla, Gioseffo ovvero Giuseppe Macchi e il professor Luigi Aspesi, avevano dovuto annotare l’impossibilità di fare chiarezza sulla collocazione della località Botto.
Ora si sa che è in piazza Risorgimento.
Spiega Guenzani: «Una delle chiese dell’antico borgo era quella dedicata a Santa Caterina, collegata al relativo convento. Mentre di quest’ultimo non esistono più notizie dalla metà del Quattrocento, la chiesa esisteva ancora un secolo dopo, come risulta dagli atti della visita del gesuita padre Leonetto Clivone, preparatoria a quella di San Carlo Borromeo».
Insomma, il mistero è svelato dalla collocazione di questi edifici: di essi si diceva fossero insediati nel Botto, che non si sapeva dove fosse, e si è scoperto fossero nell’attuale piazza Risorgimento.
Anche lo storico N.H. conte Oltrona Visconti, attivo alla Studi Patri, aveva speso alcune ipotesi senza troppe convinzioni e consistenti motivazioni.
Pur non volendo privare il lettore del volume “Galerate” del gusto della scoperta della ubicazione del Botto, resta il fatto che gli argomenti esposti da Lorenzo Filippo Guenzani, confortato pure dalle ricerche in parallelo del genitore Alberto, appaiono per la prima volta consistenti e veritiere.
Precisa l’autore: «La ricerca e la definizione sono state basate su disamine di tipo urbanistico in riferimento a una particolare caratteristica attinente il vecchio borgo. Caratteristica, già in essere ai tempi della visita di padre Clivone e proseguita nei secoli fino all’Ottocento, di natura urbanistica, oltre che di natura linguistica».
E aggiunge: «Considerando soprattutto i contenuti, vorrei dire le verità del dialetto locale. Del resto, la lingua, l’idioma usato dal popolo, è un elemento importante e da valorizzare per la conoscenza sempre più profonda del territorio e della cultura locale».
Dunque, svelato il mistero del Botto. È una scoperta davvero eccezionale, storica, che viene a colmare uno degli interrogativi, che sembravano ormai non dover trovare risposte, della storia del vecchio borgo.
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