PATRIMONI
Il mistero delle tre tele
Restauro e studi sui dipinti della chiesa dei martiri Nazaro e Celso
A Dumenza è cominciato un percorso di valorizzazione e restauro dedicato a tre tele di grandi dimensioni custodite sull’altare della Chiesa dei santi martiri Nazaro e Celso, situata alle porte del borgo montano sul lago Maggiore, questo grazie anche a un bando della Regione Lombardia, in cui il progetto si è piazzato al primo posto nella “Linea B”.
La storia sembra uscita dalla trama di un film e l’emozione con la quale la racconta l’ex sindaco Valerio Peruggia, durante una visita alla chiesa mentre le tele vengono smurate per effettuare il restauro, lascia presagire colpi di scena.
«Abbiamo ritenuto opportuno delegare a Peruggia questo delicato tema - ha riferito il sindaco Corrado Nazario Moro - per l’impegno che ha profuso su questo aspetto storico e artistico anche durante il suo mandato. Tema che può essere un volano di promozione per i nostri territori un po’ defilati ma che hanno ancora molto da dire».
A parlare di arte quindi è Peruggia, discendente dell’uomo che cercò di riportare in Italia, trafugandolo da Parigi a Dumenza, il più noto dei dipinti, la Gioconda. Molto noti potrebbero essere gli autori di queste tele, una attribuita, ma andrà verificato, al maestro del Caravaggio, Simone Petarzano. «Oggetto di questo intervento - spiega l’ex sindaco - sono tre dipinti di notevole fattura realizzati tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo, sui quali potranno dire certamente qualcosa di più coloro che si occuperanno del restauro. Io posso anticipare che lo studio di queste tele non è mai stato approfondito prima d’ora, anche se personalmente ho coltivato interesse per questi quadri da quando ero chierichetto, grazie a una confidenza dell’allora parroco don Parapini e di mia madre, che si occupa da anni questa chiesa. Ora i fondi che arriveranno dal bando, per i quali vanno ringraziati la parrocchia e don Corrado Marchinu per il fattivo aiuto, la Curia e gli enti statali coinvolti. Al restauro si accompagnerà uno studio approfondito. Quello che a me come cittadino ed ex amministratore interessa, così come all’attuale giunta, è che questo percorso di valorizzazione di tre opere e di una chiesa che ormai viene aperta solo durante l’estate, possa essere un viatico per una conoscenza diffusa di questo patrimonio riscoperto, come rilancio turistico della Valdumentina e dell’Alto Varesotto».
Moro e Peruggia spiegano che la valorizzazione di queste valli può passare attraverso il recupero dei beni storici e artistici. Auspicano che sempre di più parrocchie, Comunità montane, Provincia e Regione, ognuno per le proprie competenze, si facciano carico di valorizzare il patrimonio culturale al fine di creare una mappatura di questi beni per incrementare il flusso turistico all’interno anche di percorsi naturalistici.
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