IL CASO
Via Aleardi: i sinti se ne vanno
Niente stop in extremis dal Viminale ma non è uno sgombero. Stoccata ai vescovi

Entro oggi, venerdì 29 marzo, l’ultima roulotte dei sinti avrà lasciato il campo di via Aleardi, a Gallarate.
La vigilia della nuova ripartenza è trascorsa nell’inutile attesa di un’indicazione del Ministero dell’Interno affinché la cacciata si blocchi e si riapra il tavolo istituzionale. Ma non è arrivata nella giornata di ieri, giovedì 28 marzo.
Così, oggi gli ultimi sinti rimasti in via Aleardi - una ventina in tutto tra minori, adulti e anziani, con le loro sette roulotte - lasciano il campo occupato in modo abusivo il 18 febbraio scorso. Se ne vanno dopo essersi impegnati a farlo, mercoledì, con il Commissariato che altrimenti li avrebbe cacciati in maniera coattiva: quarantotto ore fa (la durata della proroga) erano pronti cinquanta tra poliziotti e carabinieri.
Però questo non è uno sgombero. O almeno, come spiegato dalla Prefettura di Varese, non può essere tecnicamente ritenuto tale.
Si tratta di un provvedimento della Questura a tutela della proprietà privata, in quanto il terreno appartiene all’Istituto diocesano di sostentamento del clero ed è affittato a un agricoltore bustocco, in più ci sono due denunce contro questa presenza non consentita.
Un quadro che scatena sul fronte ministeriale l’Associazione Nazione Rom e su quello etico il sodalizio di cooperazione internazionale EveryOne Group.
L’ESTREMO TENTATIVO
A cercar di fermare quello che non si ferma è Marcello Zuinisi, legale rappresentante appunto dell’Associazione Nazione Rom, con l’estremo tentativo della vigilia. Riferisce che la documentazione da lui inviata al Quirinale sia giunta al Viminale, dunque dalla Presidenza della Repubblica al ministero dell’Interno, e che da qui sia partita l‘indicazione alla Prefettura di Varese perché riconvochi con urgenza il tavolo di enti locali e regionali, sodalizi sociali e sinti gallaratesi, allo scopo di trovare soluzioni di inclusione.
Poi commenta: «L’atteggiamento del Commissariato non va bene. Deve rispettare le direttive di Matteo Piantedosi (capo di gabinetto del dicastero, ndr). A lui deve rispondere, non al sindaco Andrea Cassani».
NESSUNA DIRETTIVA
Tuttavia a Villa Recalcati da Roma non giunge alcunché.
È il viceprefetto Gaetano Losa a confermarlo: «Non abbiamo ricevuto nessuna direttiva specifica».
Ciò significa che l’ente periferico dello Stato - pur monitorando la situazione, ovviamente - non si muove. Quindi, per quanto riguarda il tavolo di inclusione: «Abbiamo già avuto diversi confronti in novembre nelle sedi giuste». Punto.
ATTO FORMALE
Zuinsi sottolinea anche che «i sinti non hanno ricevuto alcun atto formale per lasciare via Aleardi».
Pure il loro avvocato, Pietro Romano, da giorni ricorda: «Non mi è mai stata mostrata l’ordinanza di sgombero».
Il fatto è che non si tratta di sgombero. Tra l’altro, nemmeno quello di via Lazzeretto, che lo era, fu accompagnato da ordinanza: emerge dal verdetto del Tribunale civile di Busto Arsizio in merito al ricorso sulla residenza temporanea al Grand Hotel Malpensa a spese del Comune.
DELUSIONE VERSO IL CLERO
Infine, c’è il giudizio di EveryOne Group che se la prende con la Chiesa. E in una lettera aperta alla Conferenza episcopale scrive: «Vi comunichiamo la nostra sorpresa e la nostra delusione di fronte alla decisione da parte del vostro Istituto diocesano di sostentamento del clero di denunciare alle autorità competenti, per “occupazione di terreno privato”, le famiglie cristiane di etnia sinti che hanno trovato rifugio su un fazzoletto di terra di vostra proprietà dopo essere state sgomberate dal loro».
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