ACCAMPAMENTO SINTI
«Siamo fin troppo regolari»
Ce n’è un altro oltre a quello di Cedrate. Ma su terreno di proprietà. Sabrina e Zenea spiegano con orgoglio: «I bambini vanno a scuola. Due alla Moriggia e uno qua a Crenna»

Via Marmolada è una strada sterrata che entra nel bosco poco prima della cinta del cimitero di Crenna. C’è il fango per terra, anche se è da giovedì che non piove. Le robinie crescono rigogliose ai lati. Poco dopo una semicurva si vede un cancello. Che è aperto. Dentro l’area sono radunate roulotte e case mobili, un paio di camioncini e qualche auto. La ghiaia impedisce all’acqua piovana di fermarsi. Panni stesi sugli stendini e la voce di qualche bambino dentro l’abitazione in legno.
Terreno comprato
«Siamo sinti», spiega una donna mora che esce sull’uscio. «Ma non siamo in tanti: tre famiglie, una quindicina di persone». Si chiama Sabrina, «ma non sono qui da molti anni, sono arrivata dopo». L’accampamento, infatti, è sorto prima del duemila. Non c’entra niente con quello di via Lazzaretto, finito nel mirino del Comune per via degli abusi edilizi. A Cedrate il terreno dove si sono messi i nomadi è di proprietà comunale, nasce da quel famoso accordo successivo al trasferimento da via De Magri. Un’intesa provvisoria, poi andata avanti senza che nessuno dicesse niente, finché non è arrivata l’amministrazione guidata dal sindaco Andrea Cassani che vuole mettere le cose in chiaro. In via Marmolada, invece, «questo terreno è comprato», sottolinea Zenea, la figlia del capo del campo, quell’ Agostino Ferrari che fa parte del nucleo storico delle famiglie sinti di Gallarate.
Con la testa alta
«Noi siamo regolari a tutti gli effetti, fin troppo regolari - va ripetendo Zenea - mio padre fa tutte le cose per bene. Siamo a posto anche con i pagamenti, con tutte quelle robe lì, con le bollette». «Tutto, tutto, tutto», ripetono tre volte le due donne. Lo affermano a chiare lettere perché «si sente dire in giro che vogliono mandare via i nomadi». Ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. O meglio: «Dicono che le pecore sono tutte uguali - fa un paragone Zenea - ma non lo sono». Quindi, «se non sei in regola, se non ti comporti bene, è normale che la gente se la prenda con te». Non è il caso dei sinti di Crenna: «Noi possiamo andare in giro con la testa alta perché ci comportiamo bene, anzi benissimo».
Tutti esseri umani
Sabrina, che è la cognata di Zenea, mostra l’area alle sue spalle: «Qui è tutto in ordine e pulito». Anche i bambini vanno a scuola con regolarità: «Due alla Moriggia e uno qua a Crenna». Una vita normale, in cui il lavoro dei capifamiglia, spiegano le due donne, è «andare per ferro», cioè recuperare materiale ferroso per rivenderlo. Non è un’esistenza semplice, ma «noi ci comportiamo benissimo. Siamo fin troppo perfetti». Nascosti là dietro a Crenna, quasi al confine con Besnate, non ci si accorge nemmeno che questi sinti esistano. «Siamo tutti esseri umani ma ognuno è fatto a modo suo», conclude Zenea. Come darle torto?
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