L’INTERROGATORIO
Cassani al pm: subivamo Caianiello
Il sindaco svela i suoi sospetti sulla lettera minatoria ricevuto lo scorso anno e spiega la nomina di Petrone

Un sindaco in balia delle imposizioni di Nino Caianiello, anzi, un intero partito, la Lega, succube delle decisioni del leader di Forza Italia in carcere a Opera dal 7 maggio: è questo lo sfondo che si intravvede dalle dichiarazioni del primo cittadino Andrea Cassani al pubblico ministero Lugi Furno.
Lo scorso 10 maggio Cassani, dopo aver definito i rapporti con il suo assessore Alessandro Petrone (detenuto a San Vittore) agli inquirenti ha voluto raccontare anche altro. Ossia della lettera anonima che a luglio dell’anno scorso arrivò a sua moglie e che conteneva minacce di morte neppure tanto velate.
Che l’intimidazione potesse essere ricollegata alla posizione dura presa contro il campo sinti era già stato ipotizzato. Ma Cassani ha aggiunto un ulteriore tassello.
«A metà di luglio venni contattato da una persona vicina a Caianiello perché voleva incontrarmi. Il giorno precedente Caianiello con Roberto Sartori di Exodus e alcuni giornalisti si era recato al campo nomadi. Incontrai Caianiello, il quale mi consigliò di stare attento ai sinti, perché era gente pericolosa e di non prendere decisioni affrettate».
A quel punto il sindaco si rivolse al vicequestore di polizia Fabio Mondora e gli riferì la conversazione avuta con Caianiello «e Mondora lo incontrò».
L’indomani, era il 18 luglio, però nello studio professionale della moglie del primo cittadino pervenne il messaggio intimidatorio: «Stai molto attento, sei capitato molto male».
Poche righe battute a computer su un foglio A4 e sotto la foto di una pistola. Intervenne subito la polizia, coordinata dal pubblico ministero Rossella Incardona. Le indagini sono ancora in corso, ma Cassani ha svelato al pm Furno: «Dopo qualche mese Alberto Bilardo incontrò mio suocero, al quale disse testualmente: Non so come tu faccia a non mettere le mani addosso a quello, riferendosi a Caianiello. Mio suocero chiese il motivo di tale affermazione e Bilardo disse che Caianiello era collegato alla lettera di minacce ricevuta da mia moglie. Il fatto venne riferito al dirigente del Commissariato».
Suggestioni? Veleni?
Ancora non si può dire nulla.
Al pm Cassani ha raccontato la ragione della nomina di Petrone a assessore all’Urbanistica: «Me lo chiesero Bilardo e Caianiello. Ricordo di avere avuto da loro infinite pressioni. Mostrai subito la mia contrarietà, Petrone non era di mio gradimento anche per un vecchio trascorso giudiziario».
In altre parole Petrone, quindici anni prima, cercò di farsi togliere una sanzione grazie alla mediazione di una parente di Cassani, il quale, scandalizzato, andò dicendo «Petrone ladrone, tale padre tale figlio».
Scattò la denuncia per diffamazione, ritirata in cambio di 150 euro.
«Io proposi a Forza Italia di dare un altro assessorato a Petrone mentre quello all’Urbanistica sarebbe rimasto in quota Lega. Forza Italia si mostrò contraria e divenne più rigida. Chiesi alla mia segreteria provinciale di mediare per evitare la nomina di Petrone, ma il nostro coordinatore Matteo Bianchi non riuscì a dissuadere Caianiello, quindi mi trovai costretto a nominarlo».
La Lega, che domenica 26 maggio ha trionfato ovunque, almeno in provincia di Varese i conti doveva comunque farli con il boss forzista.
Si evince dall’interrogatorio del sindaco: «Incontravo Caianiello nelle riunioni di maggioranza provinciali per le società partecipate. L’impressione che io e altri amministratori della Lega avevamo era che spesso la nostra segreteria provinciale, nella persona di Matteo Bianchi o Emanuele Poretti, non riuscisse mai a imporre una propria linea ma si facesse condizionare da quella di Caianiello».
E per quanto riguarda il mega business dell’ospedale unico?
«Forza Italia sia a livello comunale sia regionale ha sempre spinto affinché le aree della 336 venissero incluse nell’accordo di programma per la realizzazione dell’ospedale unico. A fine di gennaio 2019, davanti al presidente della Regione Attilio Fontana, Davide Caparini, Giulio Gallera e altri, Petrone evidenziò la necessità che le aree della 336 rientrassero nell’accordo di programma».
La tesi dell’accusa si rafforza: contro i desiderata di Caianiello abbassavano tutti la testa.
«L’impressione che io e altri amministratori della Lega avevamo era che spesso
la nostra segreteria provinciale, nella persona di Matteo Bianchi, non riuscisse a imporre
una propria linea ma
si facesse condizionare
da quella di Caianiello»
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