Stazione senza biglietteria
Solo distributori automatici, e per il Freccia Rossa si può ricorrere esclusivamente all’acquisto online: molte proteste

Chiusa. Sempre chiusa. Qui. Anche se in altre stazioni Fs, con l’avvio della Fase 2 successiva al lockdown, la biglietteria è stata riaperta. Un esempio molto vicino, addirittura confinante è Busto Arsizio: lì funziona e, soprattutto, permette di acquistare il viaggio in Frecciarossa che in questo periodo interessa parecchie persone decise a utilizzare il treno per andare in vacanza. Invece a Gallarate no. Perché i due sportelli deputati alla vendita dei biglietti hanno la tenda abbassata da marzo.
All’ampia vetrata della biglietteria sono appesi alcuni fogli, in copie diverse affinché l’informazione non sfugga a nessuno, sui quali sono spiegati i motivi della chiusura. Ovvero, l’emergenza sanitaria.
Quindi? Semplice: i titoli di viaggio da utilizzare sui convogli di Trenord possono essere acquistati all’edicola, mentre quelli dei regionali di Trenitalia si possono prendere in uno dei due distributori automatici. Per altri viaggi, come appunto quelli di lunga percorrenza con una delle varie Frecce (Rossa, Argento e Bianca), bisogna o andare a Busto negli orari di servizio degli sportelli o affidarsi all’acquisto online.
Inevitabile, dunque, che a Fase 2 iniziata a metà maggio ora comincino ad arrivare le lamentele degli utenti. Stupiti da una chiusura continua che si teme definitiva.
Eppure Gallarate è snodo fondamentale delle Ferrovie dello Stato. Qui si incrociano numerose linee, anche per l’estero, a differenza che a Busto, e l’utenza è numerosa. Ma quando si entra nella stazione di piazza Giovanni XXIII sembra di essere in uno scalo di seconda fascia. Con tutti i disagi che ciò comporta per i passeggeri e la città.
Per non parlare dei disagi di altro genere, dal degrado alla criminalità, presenti dentro e intorno allo scalo: ma questo è un problema di quasi tutte le stazioni ferroviarie.
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