STAZIONE
Le donne hanno paura
Nuove testimonianze sul degrado attorno allo scalo

L’emergenza degrado davanti alla stazione è sotto gli occhi di tutti. Un problema annoso, che i gallaratesi conoscono bene. Risale solo a mercoledì l’ultimo episodio di violenza consumatosi in piazza Giovanni XXIII: due stranieri sarebbero venuti alle mani sotto i portici antistanti a una rivendita di kebab quando uno dei due avrebbe rotto una bottiglia colpendo l’altro dietro l’orecchio.
È solo l’ultimo tassello di un mosaico fatto, quando va bene, di persone che importunano passanti e viaggiatori, con commenti poco edificanti soprattutto in direzione di donne di tutte le età e richieste di elemosina.
Quando va male, come nel caso di mercoledì, capita che i frequentatori della piazza eccedano più del solito con l’alcol dando vita a risse. «Lavoro in un bar vicino alla stazione - dice una giovane donna - e faccio avanti e indietro da Albizzate da circa 8 anni, un po’ in tutte le fasce orarie. Possono scendere dal treno la mattina dalle 7 alle 9 così come nel pomeriggio. Ma la situazione è sempre la stessa: ti importunano a tutte le ore, dai venditori ambulanti ad altri che ammiccano nei miei confronti. Una sera, appena salita sul treno, poco dopo le 19, dopo un commento dei soliti mi siedo al mio posto allontanandomi un po’ da colui il quale mi aveva rivolto quelle parole. Per tutta risposta, costui si siede di fronte. Io per frapporre distanza tra noi, ho indossato le cuffiette e mi sono messa ad ascoltare la musica, ma lui si è spinto addirittura a baciarmi sulla guancia».
«Un’altra volta - continua la giovane - appena uscita, in pieno giorno, dopo le 12, ero vestita da lavoro, praticamente pronta per attaccare il mio turno, e un signore dall’aria circospetta mi si avvicina in macchina e mi chiede se ho bisogno di un passaggio. Penso ci vorrebbero dei tornelli, sulla falsariga di Milano o di altre grandi stazioni, anche se forse non sarebbero davvero risolutivi, visto che i pericoli peggiori li ho corsi fuori dalla stazione, dove ho spesso trovato gente che urinava nel bel mezzo della piazza, sanguinante e che talvolta spacciava».
Altra testimonianza da una ristoratrice: «Ho aperto da un mese circa: dopo 10 anni di viaggi in tutto il mondo io e mio fratello siamo tornati e abbiamo aperto questo piccolo ristorante vicino alla stazione, ma fuori dalla piazza. Secondo me i pericoli più grandi erano fino a un anno fa, ora la zona è abbastanza migliorata. Io sono tranquilla anche quando chiudo a mezzanotte. I gallaratesi sono un po’ chiusi e prevenuti secondo me. Per vent’anni è stata una brutta zona, è vero, ma ora le cose vanno meglio. Prima c’era una casa di rifugiati, ma ora sono stati spostati altrove e la concentrazione di stranieri è minore».
La stazione a Gallarate si trova in pieno centro, ma secondo un’altra donna manca un presidio delle forze dell’ordine: «Soprattutto ci vorrebbe in inverno, quando il sole tramonta prima. Dopo le 20 diventa la terra di nessuno e io ho paura quando, per lavoro, sono costretta a prendere il treno più tardi. Orde di extracomunitari ti mettono paura, ti accerchiano. Poi arriva l’altra parte della missione, ossia arrivare indenne alla macchina, parcheggiata al silo della Galleria Borgomaneri. Di polizia o carabinieri, di solito, nemmeno l’ombra. Ma non è l’unico parcheggio distante e poco illuminato. Secondo me ci vorrebbe una riqualificazione commerciale dell’area, estendendo magari la zona pedonale ».
Parla anche un taxista: «La sera ho smesso di lavorare, c’è brutta gente e non c’è polizia. Ubriachi extracomunitari si prendono a botte, spesso i clienti (di tutte le nazionalità) non pagano. Ma chi me lo fa fare di mettermi a rischio con una famiglia che mi aspetta a casa? Di giorno fortunatamente c’è più presidio da parte delle forze dell’ordine, ma non basta. Ho assistito anche a dei furti, soprattutto di bici, che ho prontamente segnalato. Da una parte sono fiero di aver assolto al mio dovere civico ma dall’altra mi sento ancora più a rischio: anche quando li prendono non gli fanno niente e poco dopo escono e possono riconoscermi e vendicarsi per la segnalazione alle autorità. Ho dovuto anche prendermi un avvocato per difendermi da ritorsioni, non lavorerò più la notte alla stazione, non ne vale la pena».
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