LA TRAGEDIA
«Una morte inaccettabile»
Michele Ciarlariello e il dolore della famiglia. La denuncia dei sindacati

La famiglia resta in attesa che venga dissequestrata la salma dell’operaio edile Michele Ciarlariello, 55 anni, morto a seguito della caduta di tre metri da un trabattello in via Manzoni. Dai colleghi era chiamato “maestro”, per la sua esperienze e perizia.
Il mondo dei cantieri e dell’edilizia è in lutto. Intanto, a coordinare l’inchiesta per la morte dell’uomo è il pm Massimo De Filippo mentre gli agenti della polizia locale cittadina con i funzionari di Ats e i vigili del fuoco del distaccamento di Busto Arsizio hanno raccolto testimonianze ed effettuato rilievi. Non trapelano dettagli sulla morte dell’operaio rispetto a questioni importanti legate alla sicurezza in cantiere a partire dal fatto se indossasse protezioni e imbragature di salvaguardia, oltre alla questione dei subappalti e alla gestione del cantiere.
Infine, non sarebbe totalmente da escludersi che l’uomo possa aver avuto un malore, anche se pare una ipotesi remota.
L’unica certezza è che Ciarlariello lunedì verso le 17 sia improvvisamente precipitato dal trabattello, facendo un volo di tre metri nel vuoto. Purtroppo neppure il collega che era presente è riuscito a impedire la tragedia. L’operaio è stato soccorso e trasportato all’ospedale di Circolo di Varese dove è morto meno di 48 ore dopo la caduta. Da capire anche se il trabattello mobile fosse instabile e nel caso per quale motivo.
Restano parecchie le domande a cui i responsabili di cantiere dovranno rispondere anche per dare risposte alla famiglia dell’uomo che lascia la moglie e un figlio. Un uomo casa e lavoro, con una grande passione per gli animali. A Gallarate si stava occupando della ristrutturazione in centro città, un lavoro importante e delicato proprio perché nel salotto cittadino. Era considerato un maestro dagli operai più giovani: muratore esperto, veterano del mestiere. È anche difficile che abbia compiuto dei passi falsi, conoscendo ogni pericolo del lavoro. La famiglia attende che venga effettuata l’autopsia per poter disporre della salma e fissare la data dei funerali per rendere l’ultimo saluto allo sfortunato operaio.
La denuncia
Sono 26 le morti bianche dall’inizio del 2020 in Lombardia, secondo i dati del sindacato Uil. Due gli operai che hanno perso la vita in provincia di Varese, l’ultimo proprio Michele Ciarlariello, residente a Tradate. Il dato che emerge sul territorio è che entrambe le vittime, siano precipitate da un trabattello. Una impalcatura mobile che evidentemente non è sicura a sufficienza, ma ogni considerazione al momento non è supportata da nessun dato ed è aperto un fascicolo, le indagini sono coordinate dal pm Massimo De Filippo.
«La situazione drammatica»
Dei 26 morti lombardi, 13 persone erano operai morti in cantiere. La metà delle morti bianche in Lombardia è legata al mondo delle costruzioni, al comparto edile. Ancora una volta il segretario Uil Antonio Massafra, che per anni ha seguito il mondo edile, conferma la criticità: «Continuiamo a insistere sul tema della sicurezza, inaccettabile che ci siano ancora morti bianche in un periodo come questo», sottolinea spiegando, «Da questi numeri non contiamo i morti legati al Covid, lavoratori che sono stati contagiati sul lavoro e che poi, purtroppo, sono morti». Specifica: «La situazione è evidentemente drammatica, nel caso specifico di Michele Ciarlariello lasciamo lavorare la magistratura. Preme però insistere sul tema perché le istituzioni devono essere presenti. Ci sono scuole di formazione, i cantieri sono sempre in evoluzione e movimento, ci sono tutti i mezzi e le possibilità per lavorare in sicurezza».
«Annunci vuoti di significato»
Ad accendere i riflettori sulla vicenda è anche Osvaldo Bossi, esponente gallaratese del Partito comunista: «Non ci si può limitare a qualche gesto di solidarietà verso le vittime e i loro parenti o a promesse di vario genere. Ed è un insulto continuare a fare annunci vuoti di significato e privi di soluzioni. Non sappiamo in che circostanze sia avvenuto l’incidente, riteniamo però non si possa e non si debba pensare che morire al lavoro e di lavoro sia qualcosa di accettabile o tollerabile».
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