FERIVA LA FIGLIOLETTA
Mamma spray ai domiciliari nel Gallaratese
Dopo nove mesi di carcere ora è ospite della zia
Da giovedì si trova agli arresti domiciliari nell’abitazione della zia materna, in un Comune del Gallaratese, la ventottenne parrucchiera originaria della Valbossa accusata di maltrattamenti aggravati e lesioni aggravate su sua figlia. Bambina che all’epoca dell’arresto della donna, avvenuto il 3 febbraio scorso alla clinica De Marchi di Milano, aveva poco più che un anno e sette mesi. Secondo le indagini della Squadra Mobile del capoluogo lombardo, coordinata dal pm Pasquale Addesso, la giovane mamma avrebbe spruzzato per mesi deodorante a distanza ravvicinata sulla bambina, provocandole sistematiche escoriazioni e abrasioni della pelle.
È stato accertato che sin dal secondo mese di vita, la bimba è stata ricoverata in tre diverse strutture ospedaliere, tra Varese, Pavia e la clinica milanese collegata alla Mangiagalli. Proprio qui medici si sono accorti che quelle lesioni che non passavano mai potevano essere state causate volontariamente dalla madre. L’intuizione è stata poi corroborata dalle immagini di una telecamera piazzata all’interno della stanza dell’ospedale.
«Finalmente, dopo oltre nove mesi di carcerazione preventiva - la donna era reclusa, sorvegliata a vista, nel reparto infermeria di San Vittore, ndr - il gup del Tribunale di Milano Luca Milani ha accolto la nostra istanza di scarcerazione», ha commentato il legale della donna, l’avvocato Vincenzo Sparaco. Il gup ha scarcerato l’indagata, costretta d’ora in avanti a indossare il braccialetto elettronico, nonostante il parere contrario della Procura. A detta del pm Addesso, la donna «Avrebbe una personalità aggressiva» e «Potrebbe reiterare i reati a lei contestati», non tanto nei confronti della figlia, quanto «Di altre persone adulte».
Rimane vietata qualsiasi forma di contatto con la figlia, che sin dall’inizio della sua carcerazione è stata trasferita in una comunità protetta in provincia di Varese. Il Tribunale per i Minorenni di Milano ha aperto un procedimento di adottabilità, anche se non è esclusa a priori la possibilità di un affidamento della piccola alla sua famiglia allargata.
Sul fronte giudiziario, il difensore della donna ha chiesto che sia giudicata con rito abbreviato a condizione di effettuare una perizia psichiatrica che accerti la sua capacità di intendere e volere al momento dei fatti. Nella prossima udienza, fissata per il 20 dicembre, lo psichiatra, consulente tecnico del giudice, illustrerà l’esito della perizia. A sentire invece il perito di parte, la donna, che in carcere ha tenuto una condotta irreprensibile, potrebbe soffrire della sindrome di Munchausen per procura. In che consiste questa sindrome? La donna avrebbe provocato di proposito una malattia nella bimba così da avere attenzione da parte dei sanitari e del resto del suo ambiente. Un’attenzione verso se stessa, come madre di una piccola paziente malata. Dietro spesso ci sarebbe un disturbo mentale o della personalità.
«Le motivazioni delle sue azioni sono insondabili e si può solamente meramente ipotizzare in astratto l’eventuale riconducibilità a un disagio psicologico collegabile a qualche forma di depressione post-partum», avevano scritto i giudici del Tribunale del Riesame nel rigettare mesi fa una delle numerose richieste di scarcerazione.
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