OMICIDIO PROMOTER
Venduta la villetta degli orrori
Acquistata da una famiglia sinti la casa di Garbagnate dove vivevano Clericò e consorte: la moglie di Vito trasloca a Busto

Complice del marito nell’omicidio di Marilena Re o inconsapevole consorte di un assassino anche un po’ fedifrago? Il pubblico ministero della Procura di Milano non ha ancora formalizzato una richiesta a carico di F.C., le indagini sono chiuse, ma tra rinvio a giudizio e archiviazione non è ancora stata presa una decisione.
Intanto Vito Clericò, condannato all’ergastolo e detenuto a Busto Arsizio, attende la fissazione del processo d’appello e medita sulla possibilità di farsi interrogare dagli inquirenti per fare definitiva luce sul giallo della promoter uccisa il 30 luglio del 2017.
Nel frattempo però l’ex magazziniere ha compiuto qualche passo verso la famiglia di Marilena: nei giorni scorsi la moglie F. ha chiuso la trattativa per la vendita della villa di Garbagnate in cui la coppia ha vissuto per anni. L’ha acquistata una famiglia di sinti.
Divise le quote, Clericò verserà la sua parte al marito e ai figli della castellanzese, a titolo di risarcimento, circostanza che potrebbe anche influire sul giudizio di secondo grado.
Dunque la casa in cui verosimilmente venne condotto il cadavere di Marilena dopo l’omicidio nell’orto non sarà più il tetro antro degli orrori davanti al quale per mesi i giornalisti sono rimasti appostati in attesa dell’apparizione di F. .
La donna - che come Clericò è difesa dall’avvocato Daniela D’Emilio - ha chiuso almeno simbolicamente i ponti con quel passato inquietante e ora abita a Busto, non lontano dal centro storico. Al momento è indagata per favoreggiamento nell’occultamento e nella distruzione del cadavere decapitato dell’amica promoter e anche di vilipendio dei suoi resti, a parere della procura lo smembramento delle spoglie della cinquantottenne non sarebbe stato opera di una sola mano.
Dall’autopsia emerse che Marilena «venne depezzata» in più punti e che alla testa le «vennero inferti tre colpi netti con arma bianca da dietro», e almeno «uno da davanti».
Oltretutto il genetista Giorgio Portera, che si occupò dei prelievi effettuati nella villetta, trovò una traccia ematica mista. Ossia una combinazione dei dna di Vito, F. e Marilena. Dunque la castellanzese potrebbe non essere stata ammazzata e macellata nell’orto, come Clericò ha sempre sostenuto. Marilena, viva o morta, passò dalla villa di Garbagnate e nella villa c’era anche F. . Spetta al pm Stagnaro valutare se la versione di F., che proclama da oltre due anni la sua totale estraneità alla vicenda, sia attendibile oppure no.
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