VERSO IL PROCESSO
Racket delle badanti: in due a giudizio
Sfruttavano donne rumene costrette a lavorare in nero

Due rinvii a giudizio, due proscioglimenti e un patteggiamento per il «racket» delle badanti romene, donne che venivano trasportate in Italia per essere avviate, attraverso alcune cooperative, al lavoro domestico in famiglie del Varesotto, ma assunte in nero e dopo aver pagato un «contributo» tra i 600 e gli 800 euro.
Si è concluso così il primo atto giudiziario della vicenda venuta alla luce grazie alle indagini della Squadra Mobile di Varese e dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro nel 2014. Nel frattempo, una delle cinque persone indagate, Laura Bolognese, classe 1952 di Besozzo, è deceduta: inevitabile quindi la sentenza di non luogo a procedere per estinzione dei reati per morte del reo, pronunciata dal gup Andrea Crema al termine dell’udienza preliminare. Bolognese era finita nei guai in quanto amministratore unico di una delle tre cooperative sociali, tra Gavirate e Azzate, che - secondo la ricostruzione del pm Massimo Politi - reclutavano le future badanti in Romania, le mettevano in contatto con i datori di lavoro e predisponevano i contratti (mai registrati). Con lei erano accusati di associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro anche il suo compagno Marco Bianchi (67 anni, di Besnate) e il genero Diego Bonalumi (48, Azzate), delle altre due agenzie per il lavoro. Ma anche Viorica Tamas (52) e Floarea Moldovan (47), entrambe romene, la prima proprietaria del furgone che portava in Italia le badanti, la seconda padrona dell’appartamento di Varese in cui le donne venivano «ospitate» a 10 euro a notte. Assieme alla defunta, Tamas e Moldovan erano accusate anche di truffa per aver preteso il pagamento del «contributo» per l’assunzione. Tamas ha scelto di patteggiare: due anni di reclusione, 500 euro di multa (pena sospesa) e risarcimento delle spese legali a tre badanti costituitesi parte civile con l’avvocato Andrea Toppi (ma le parti offese sono quasi 30). Bonalumi, difeso da Oskar Canzoneri, è stato prosciolto «per non aver commesso il fatto». Mentre Bianchi e Moldovan (assistiti da Fabrizio Piarulli e Irene Visconti) sono stati rinviati a giudizio, per associazione e intermediazione illecita: prima udienza il 4 dicembre.
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