Generali
Generali, il mercato scommette sulla scalata di Intesa Sanpaolo
Mediobanca possibile snodo alternativo a Ops per conquista Leone

Milano, 24 gen. (askanews) - Il mercato ci crede alle mire di Intesa Sanpaolo su Generali. Il bilancio della giornata a Piazza Affari parla chiaro in tal senso. Il Leone di Trieste ha messo a segno un balzo di oltre l'8% con scambi molto elevati (è passato di mano oltre il 3% del capitale) mentre Intesa Sanpaolo ha accusato uno scivolone del 4,4%. Ma la partita è complessa e coinvolge molti giocatori a partire da Mediobanca che è stata premiata in Borsa da un rialzo del +5,6% dopo aver sfiorato anche il +10%, mentre UniCredit ha guadagnato il 3% circa. Secondo gli analisti, Intesa Sanpaolo dispone di due percorsi per arrivare al controllo delle Generali dopo la mossa di ieri di Trieste che ha rilevato il 3% dell'istituto guidato da Carlo Messina. Ponendo le premesse di un incrocio azionario in caso di acquisti da parte della Cà de Sass, il blitz di Generali ha natura difensiva, impedisce a Intesa Sanpaolo di costruire una posizione rilevante nell'azionariato della compagnia, perché ne sterilizzerebbe i diritti di voto appunto al 3%.
La mossa del Leone ha rimandato la memoria a un caso precedente, quando l'allora ad di Capitalia, Matteo Arpe, stroncò i rumors su una fusione tra Capitalia e Intesa Sanpaolo acquistando il 2% di Intesa. Ma le similitudini finiscono qui. I presidenti delle due banche, Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli, avevano iniziato a discutere i termini del matrimonio, ma la sospensione dalla carica di Geronzi obbligò a una pausa. Poi Capitalia finì a UniCredit.
Per Intesa Sanpaolo dunque appaiono due le opzioni possibili per la scalata al Leone di Trieste. Alcuni analisti scommettono sul lancio di un offerta pubblica di scambio - e quindi carta contro carta - su almeno il 60% del capitale del colosso assicurativo. Ai prezzi attuali una operazione da quasi 15 miliardi di euro.
Intesa Sanpaolo, nonostante la flessione odierna capitalizza quasi 40 miliardi di euro rispetto ai 24 miliardi di Generali.Ben altri numeri vantano però i colossi assicurativi Allianz e Axa. Il gruppo tedesco vale in Borsa 71 miliardi di euro, mentre quello francese sfiora i 55 miliardi.
Secondo ricostruzioni di fonti vicine alla vicenda dopo la clamorosa cessione di Pioneer ad Amundi da parte di UniCredit, sarebbe proprio il rischio di una calata francese (Axa) anche su Generali, da sempre cassaforte del risparmio italiano, ad aver convinto Intesa Sanpaolo a elaborare un proprio intervento. Non sollecitata dal governo, ma certo buon vista da quest'ultimo in quanto implicitamente garante della conservazione dell'italianità delle compagnia triestina.
Quanto ad Allianz, anche i tedeschi sarebbero chiamati in causa, ma nel ruolo di possibili alleati di Intesa Sanpaolo in chiave antifrancese. Con il colosso assicurativo tedesco potrebbe avvenire una spartizione di asset del Leone, lasciando in particolare ad Allianz alcune partecipate della compagnia triestina all'estero.
La seconda, suggestiva, opzione passa attraverso Mediobanca. Alcuni report di analisti indicano infatti che Intesa Sanpaolo potrebbe acquistare l'8% di Mediobanca detenuto da UniCredit e successivamente lanciare un'offerta su Piazzetta Cuccia garantendosi così il prezioso pacchetto del 13% di Generali. Mediobanca con il rialzo odierno capitalizza in Borsa intorno ai 7,5 miliardi di euro e un'acquisizione comporterebbe un esborso consistente ma non certo impossibile per Intesa Sanpaolo, che dispone peraltro di un excess capital che ammontava a circa 10 miliardi considerato un Cet1 al 13% a fine settembre 2016. Per Equita Sim 'in questo modo, Intesa - oltre a controllare un business più affine - diventerebbe indirettamente il primo socio di Generali con il 13% e potrebbe coagulare una minoranza di blocco in chiave antiscalata'. Scenario molto simile a quello disegnato dagli analisti di Banca Akros.
La prima ipotesi (Ops) comporterebbe una diluizione degli attuali principali azionisti di Generali in una realtà bancario-assicurativa decisamente più grande e anche di quelli di Intesa Sanpaolo, in misura però più contenuta considerato appunto il rapporto tra le due grandezze. Le principali fondazioni che governano la Cà de Sass - Compagnia di San Paolo (9,3%), Cariplo (4,8%) e C.R. Padova e Rovigo (3,3%) - alle quali se ne affiancano altre minori con quote sotto il 2%, potrebbero mantenere comunque una presa salda sulla compagnia.
La seconda ipotesi dipende principalmente dalle intenzioni del vertice di UniCredit, ma voce in capitolo avrebbero anche i soci del patto di sindacato di UniCredit. L'istituto di piazza Gae Aulenti per ora non commenta gli scenari in campo. L'Ad Jean Pierre Mustier in un'intervista di appena una decina di giorni orsono, a proposito di Mediobanca, aveva detto di considerarla 'parte della famiglia, è un po' la nostra quindicesima banca. Ma non abbiamo interesse ad accrescere la quota. Come azionisti italiani riteniamo che Mediobanca abbia due ruoli. Da un lato è una realtà importante per il Paese e deve sviluppare le attività in questo senso. Dall'altro è l'entità che controlla le Generali'.
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