IL FILMATO
Gli ultimi istanti di vita nel video choc in tv
Atterrato dalle guardie davanti a Sky: la famiglia di Gianni Sala vuole giustizia. Il ragazzo viveva in stazione a Luino dopo aver lasciato la casa della madre a Germignaga.

Il caso di Gianni Sala, il trentaquattrenne senza dimora che, dopo aver lasciato la casa della madre di Germignaga, aveva come “residenza” la stazione di Luino, è approdato a “Chi l’ha visto?” su Rai3. E i filmati di video-sorveglianza trasmessi, che ne documentano il drammatico decesso, hanno finito per colpire un po’ tutti. Perché la tragica fine del giovane di origini palermitane, avvenuta poco dopo la mezzanotte fra il 19 e 20 agosto scorso fuori dagli studi tv di Sky a Rogoredo, fa impressione.
«UNA MORTE GRATUITA»
«Una morte gratuita», si è lasciato scappare il padre, Giampiero, ospite in studio. Una morte per la quale il pm milanese Alessandro Gobbis ha iscritto nel registro degli indagati due guardie giurate dell’istituto privato Italpol che non esitarono a utilizzare le maniere forti per contrastare i ripetuti quanto immotivati tentativi dell’uomo di entrare negli studi dell’emittente tv. Omicidio colposo: questa l’ipotesi di reato a carico delle due guardie, nel frattempo sospese dall’incarico e ai quai sono stati ritirati i titoli prefettizi e il porto d’armi essenziali per esercitare la professione di guardia giurata. «In pochi hanno parlato della vicenda di mio figlio: chiediamo che sia fatta luce», è stato l’appello del padre della vittima. Un appello condiviso anche dal figlio Danilo, incontrato invece a Palermo: «Che cosa mai ha detto o fatto mio fratello per scatenare in quel modo le guardie?». In effetti i 50 minuti scarsi di filmato, che documentano gli ultimi attimi di vita di Gianni Sala, risposte in tal senso non ne forniscono. Probabilmente il magistrato inquirente qualcosa di più ne saprà, ma l’inchiesta è tuttora in corso. A metà dicembre, tra l’altro, il pm Gobbis ha concesso una proroga di 60 giorni al pool di consulenti per concludere gli accertamenti autoptici e depositare una relazione sulle cause della morte di Sala. I primi accertamenti non avrebbero sciolto i dubbi in merito alla causa principale e alla dinamica della morte.
LE FRAGILITA’ E LA DROGA
Chi era Gianni Sala lo ha raccontato a Prealpina l’avvocato palermitano Giuseppe Geraci, il legale incaricato dai genitori e del fratello della vittima: «In passato aveva fatto il muratore, ma soprattutto nell’ultimo anno ha avuto una vita difficile per via della dipendenza dalle droghe. La madre, che si è rifatta un’altra vita dopo la separazione e si è trasferita a Germignaga, voleva che restasse da lei nell’attesa di trovare un lavoro, ma lui preferiva essere libero. Viveva un po’ da senza dimora e spesso dormiva alla stazione di Luino. Lì lo conoscevano tutti e gli addetti alle pulizie gli tenevano il suo angolino. Me lo ha fatto sapere la sua ultima fidanzata. Era una persona buona, ma molto fragile. Spesso scendeva a Rogoredo a prendersi una o due dosi. Come fanno a dire che quella notte ha tentato di scavalcare la recinzione di Sky? Si era appena iniettato la cocaina. Credetemi, non c’era nessun imminente pericolo che giustificasse l’uso della forza contro di lui».
I PUGNI
In effetti, le immagini trasmesse da “Chi l’ha visto” mostrano il ragazzo, in pantaloncini e a torso nudo, che si rende protagonista di un insistente andirivieni di corsa nei pressi dell’ingresso degli studi tv. Un’inspiegabile corsa su stesso, interrotta prima da due pugni inferti dal più corpulento dei vigilantes e poi da un colpo repentino di quest’ultimo che lo ha scagliato a terra. A quel punto, sono iniziati gli ultimi sette minuti della vita di Sala con le due guardie che lo hanno immobilizzato con un ginocchio sulla schiena e la faccia a terra. «Era stremato e oltre tutto disarmato: che cosa ha spinto le due guardie ad agire in quel modo?», è stata l’ultima domanda di Giampiero. Una domanda ancora senza risposta.
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