ISTITUZIONI
Giardini, il capostazione cerca eredi
Dopo oltre quarant’anni Alfredo Bianco pronto a lasciare la mano nella conduzione dello storico trenino

Quello sguardo buono e sorridente ha visto passare generazioni e generazioni di varesini dalla “stazione” dei Giardini Estensi, dove Alfredo Bianco gestisce l’inconfondibile trenino – attivo già prima del suo arrivo – dal lontano 1974. E 74, casualmente, sono anche gli anni dell’inimitabile macchinista-capotreno-capostazione, che ogni giorno tira fuori con pazienza dal deposito cavallucci e altri giochi e poi, con cura e dedizione, fa uscire dalla storica galleria il suo treno, già atteso da una gioiosa e scalpitante folla di bambini.
«Però sarebbe ora di farsi da parte» esordisce Bianco, senza mai perdere il sorriso. In realtà, è già da qualche anno che questa piccola-grande istituzione di Varese vorrebbe cedere la mano, non tanto per godersi la meritata pensione, bensì perché «è giusto che qualcun altro vada avanti al mio posto»: chi ha mostrato interesse a subentrargli, però, non aveva evidentemente tutti i requisiti adatti a tale scopo, che non sono poi molti.
Il primo, però, è di grandissima importanza: la sincera passione per i bambini, che devono trovarsi a proprio agio con chi li guida lungo i binari. Spesso si dice che con i più piccoli bisogna saperci fare, e per diventare il macchinista del “Frecciarossa dei Giardini”, com’è stato ribattezzato, non si può prescindere da questo elemento. Poi, naturalmente, bisogna essere disponibili a qualche lavoretto di manutenzione richiesto dalle rotaie, dalle giostre e dal convoglio, per offrire un servizio sempre impeccabile a bambini, genitori, nonni, coppie d’innamorati: perché sui vagoni del trenino, tra i grandi alberi che si aprono regalando scorci impareggiabili dei colli varesini, salgono passeggeri di ogni età, non solo chi frequenta asili o scuole elementari. In tanti, infatti, non resistono all’idea di tornare indietro nel tempo, di dieci, venti o quarant’anni, e montano in carrozza: Alfredo, allora, c’era già, con la stessa incredibile passione di sempre.
Adesso, però, il locomotore biancorosso alimentato da un’ecologica batteria attende un nuovo inquilino, per una prospettiva lavorativa che, chissà, potrebbe davvero interessare molte persone proprio per la sua peculiarità. «Io sono qui, chi vuole si faccia avanti. Non posso sopportare l’idea che, quando sarò davvero costretto a dire basta, la “stazione” verrà chiusa per sempre».
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