SARDEGNA E LOMBARDIA
«Gigi Riva parla ancora il dialetto varesotto»
Prima lombarda per il docufilm, “Nel nostro cielo un rombo di tuono”. Il regista Riccardo Milani racconta gli aspetti meno conosciuti del campione del Cagliari

«La Sardegna è stata per lui il suo posto lontano dal dolore. Ha accettato quel trasferimento laggiù per allontanarsi dalla morte del padre, della madre e della sorellina piccola. Dai dolori che gli aveva riservato la vita così giovane, mettendolo a dura prova. Ma vivere una vita lontano dal dolore non significa necessariamente lontano dalla sua terra. Ancora oggi, 60 anni dopo il suo arrivo a Cagliari, Gigi parla ancora benissimo dialetto. No, il sardo non l’ho parla, ma quello varesotto, anzi di Leggiuno, sì».
Prima milanese e lombarda, nel prestigioso cinema Anteo, per Riccardo Milani e il suo docufilm, “Nel nostro cielo un rombo di tuono”, che ha per protagonista il leggiunese Gigi Riva, il più grande marcatore azzurro di sempre, nonché icona del Cagliari vincitore di un incredibile scudetto nell’anno di grazia 1970. A Varese verrà proiettato il 28 novembre.
Oltre al sessantaquattrenne regista romano, che ha impiegato 20 anni prima di convincere Gigi a dire di sì al suo progetto («la prima volta che l’ho incontrato, 20 anni fa, mi ha dato appuntamento in un negozio di condizionatori a Cagliari», ha ricordato), questa sera, lunedì 21 novembre, erano presenti in sala l’ex compagno della squadra dei campioni dello scudetto Bobo Gori, l’ex icona dell’Inter anni Sessanta-Settanta Sandro Mazzola. nonché l’ex presidente nerazzurro Massimo Moratti.
«Gigi è stato una persona che ha seminato valori, in campo e fuori dal campo. Di ordine sportivo e di ordine etico. L’ha fatto con una misura eccezionale, sempre stando un gradino sotto, senza mai apparire. Però questi valori me li sono portati dietro anch’io. Il coraggio di dire di no, l’umiltà, l’onestà, sono tutti valori che sono sempre stati un riferimento anche nella mia vita. L’ho seguito con il mito del gradissimo calciatore, ma poi c’è stato il grandissimo uomo. Persona di origine umili, che ha fatto dell’umiltà e dell’onestà i propri valori», ha raccontato Milani presentando la pellicola.
«Perché ha sempre detto di no alle grandi squadre del Nord? Ma perché era ormai affezionato a quella gente, umile come lui, che l’ha sempre protetto e difeso. Proprio l’amore della gente comune unito alla sua spinta etica fortissima gli ha consentito di dire no a quell’idea di mercato che può comprare tutto. Ha dimostrato che non sempre si può comprare tutto, pagando per questo atteggiamento anche un suo prezzo. Per dire: avrebbe guadagnato bel altre cifre tornando in continente» ha aggounto il registra.
Infine, un ricordo della premiere assoluta a Cagliari di pochi giorni fa: «Era commosso. Ha rivisto la sua gente, i cagliaritani, dopo tanti anni trascorsi chiuso nel suo appartamento. Vedere un teatro pieno di 700 persone è stato per lui una grandissima emozione. Da parte mia sono orgoglioso di aver fatto questo film: era importante non mandare persa una pagina importante della storia del nostro Paese».
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