IL DISSESTO
Giona, una piena di pericoli
Scade il bando per i lavori di sistemazione idrogeologica. Il sindaco: «Fate in fretta, il fiume è una bomba a orologeria»

«Disinnescata la bomba, ora la Regione prosegua con la cura di questo grande fiume».
Il 30 novembre scadono i termini del bando di gara per i lavori di sistemazione idrogeologica del bacino del torrente Giona, nel Comune di Maccagno con Pino e Veddasca. Un intervento che parte dal Lago Maggiore e arriva in cima al paese.
Un investimento di circa 700mila euro quello attorno al grande fiume, come ricorda il sindaco Fabio Passera, che parla di una bomba ad orologeria per la forte urbanizzazione che esiste ormai attorno alle sponde del Giona.
I cambiamenti climatici certo non aiutano, e il primo cittadino vuole e deve impegnarsi per arrivare all’assegnazione dei lavori prima della fine dell’anno, magari avviando il cantiere a gennaio per finire i lavori in tempo per la primavera.
«Ringrazio da subito Regione Lombardia che non si è mostrata insensibile all’allarme reale che abbiamo lanciato - dice il primo cittadino - anche se ritengo che vada predisposto proprio con l’aiuto e le risorse della Regione un piano di manutenzione annuale, per non avere interventi a spot o solo quando si presentano le emergenze. Questo modo di operare preventivamente potrebbe essere anche fonte di risparmio per le casse pubbliche».
«L’analisi dello stato di fatto - si legge nella relazione che accompagna il progetto - ha evidenziato una serie di criticità legate a locali fenomeni dissestivi sulle sponde del torrente nella parte montana e ad un elevato trasporto solido con presenza di forti aree di deposito nel tratto urbano focivo e nel tratto montano compreso tra Curiglia e la località Campagnetta».
Già, perché il Giona non nasce a Maccagno e la sua vera “croce” è che porta con sé il problema anche di altri centri abitati che attraversa.
Da subito dovrà essere prestata attenzione alle strutture rovinate lungo le sponde, una messa in sicurezza fondamentale.
Sarà rimosso tutto il materiale depositatosi con i precedenti fenomeni alluvionali, dragando il fiume, pulendolo per poi andare a posizionare un “selciatone”, dei grandi sassi, in grado di far defluire in alcuni specifici punti il materiale portato a valle dall’acqua.
Questo dovrebbe portare a un miglioramento «delle condizioni di deflusso in corrispondenza del nodo a minor officiosità (funzionalità) idraulica rappresentato dalla sezione di deflusso del museo civico».
Proprio sotto il museo civico si bloccano, per via della conformazione e di una ridotta pendenza dell’1,5 per mille, il maggior numero di detriti.
Da qui la necessità di creare un’area di scivolamento aumentando leggermente la pendenza utilizzando questo “selciatone”.
Curiosità: le pietre da utilizzare per realizzarlo provengono dall’alveo del torrente Giona.
«Credo che al di fuori di questi tecnicismi - conclude il sindaco - il dato importante sia l’intervento su ciò che i miei cittadini percepiscono come la calamità numero uno, per questo invito la Regione Lombardia a proseguire con gli investimenti su questo fiume».
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