LA LETTERA
"Giustizia per Eva"
Appello dell'amica della ragazza morta suicida, dopo anni di abusi subiti da una suora, appena scarcerata e che ora ha smesso l'abito religioso

Dopo la scarcerazione di Maria Angela Farè - l'oggi ex suora di Sant'Edoardo che verrà processata dal 26 febbraio con l'accusa di abusi, violenza privata e stalking su una ragazza che tre anni fa si tolse la vita - a intervenire è Monica Guanzini, l'amica del cuore della giovane educatrice di Sant'Edoardo scomparsa all'età di 27 anni. Ecco i pensieri raccolti dalla bustese dopo la decisione del Tribunale del Riesame.
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Intervengo in questo momento per ripercorrere una vicenda drammatica e dolorosa, per rendere rispetto a un'amica che non è più qui, non certo per rispondere a qualcuno o dare sentenze che spetta ad altri emettere.
Spero sia il modo giusto affinché la gente capisca e rifletta, mi auguro che magari questo messaggio possa in qualche modo arrivare a papa Francesco, che tanto si sta battendo su certi argomenti dentro la Chiesa stessa.
Ebbene il 13 novembre 2012 veniva arrestata suor Maria Angela Farè, con l'accusa di stalking e quindici anni di abusi nei confronti della mia amica Eva.
Quel giorno i giornali parlavano di fatti che "non si possono giustificare". Mentre l'allora religiosa rifiutava la perizia psichiatrica e di rispondere alle domande del gip, dopo tante chiacchiere io chiedevo a tutti di fare silenzio e fermare le malignità. Negli stessi momenti sempre io invitavo chiunque si trovasse nella stessa situazione a denunciare e non avere paura.
Sempre in quei momenti La Prealpina ricordava il funerale di Eva, quando la stessa suora piangeva e dentro di me c'era tanta rabbia.
Arrivava in obitorio dieci minuti prima dell'apertura e andava via solo quando le porte si chiudevano.
Ancora sui quotidiani di quei giorni si leggeva di "prove schiaccianti che gli investigatori hanno raccolto, ogni sorta di elemento, dai diari alle mail, fino alle cassette vhs lasciate accanto al videoregistratore della giovane".
La suora venne anche definita "affetta da disturbo bordeline" e socialmente pericolosa. Questo mentre si parlava di Eva come di una ragazza debole. Verissimo, era debole nei confronti di chi a soli 15 anni aveva già deciso per lei, debole nel ribellarsi contro chi non ha mai smesso di farle del male. Ma era anche così forte nell'affrontare i problemi quotidiani.
E allora oggi, leggendo che il Tribunale del Riesame non ritiene giusto tenerla agli arresti domiciliari, mi prende tanta delusione e mi si affollano in testa molte domande.
Come mai nel 1998, quando la suora venne trasferita a Catania perché i genitori di Eva si erano accorti che qualcosa non andava - e quindi ne avevano parlato con chi di dovere - non è stata curata?
Come mai ha continuato a vestire l'abito religioso e anzi a crescere a dismisura di importanza?
E quando stava a Cinisello come faceva a entrare e uscire dalla struttura a qualunque orario del giorno e della notte?
Oppure a stare via giornate intere, se non settimane?
Come spiegava le sue assenze?
Quanti silenzi ci sono stati attorno a lei?
Oggi, nel 2014, non dimentico il pianto disperato della mia amica in quella maledettissima sera, la sua stanchezza.
Invece sono immersa in tutti gli articoli pubblicati dal 2011 che raccontano una vicenda e all'improvviso ecco la notizia della scarcerazione, si dice anzi che il Tribunale avrebbe dovuto farlo a luglio.
Eva aveva solo 27 anni quando è morta e 15 quando il suo tormento è cominciato. Oggi l'unica famiglia condannata all'ergastolo è quella della ragazza.
Il giorno del funerale cercavo di sistemare tutti i ricci di Eva perché per lei i suoi capelli erano molto importanti e con il suo papà cercavamo di ridare colore al suo viso e nascondere i segni di una scelta derivata da tanta disperazione.
Oggi chi le ha voluto bene cosa farà?
Dovrà stare come in passato lontano dal cimitero per evitare di incontrare questa persona?
Dovrà attendere che la legge faccia il suo corso?
Io non so cosa succederà, ma voglio affidarmi ancora una volta a questa legge che permette tanta ingiustizia.
In questo momento so solo che io ed Eva sapevamo che saremmo state amiche per sempre. Queste parole le devo a lei.
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