GIRONE B
Gli avvocati dopo la corrida
Baraonda a Lecco, la Pro Patria non ci sta: «Vie legali». Risposta ferma alle frasi shock di Di Nunno e nuove rivelazioni: «Colpiti tre nostri giocatori»

Detto, fatto: come anticipato su queste colonne il caldissimo dopo partita di Lecco- Pro Patria, concluso col successo bustocco (3-1), finirà in tribunale mentre da Roma è arrivata a Patrizia Testa la solidarietà del presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia, dell’avvocato Luigi Barbiero, coordinatore della serie D, e del rappresentante della Lega in Lombardia, Giacomo Diciannove. Quel che è successo a Lecco è troppo imbarazzante per passare sotto silenzio.
La conferma della prossima denuncia nei confronti del presidente lecchese Paolo Di Nunno è arrivata lunedì 8 attraverso un comunicato: «La società - si legge -, nel nome della presidentessa, Patrizia Testa, comunica che a seguito delle offese e delle illazioni subite dal presidente del Lecco in sala stampa, visibili anche su YouTube, darà mandato ai propri legali per difendere l’immagine della società». Fin dalla serata di domenica la numero uno biancoblù ha contattato l’avvocato Cesare Di Cintio e gli ha detto di procedere. La Pro Patria e la sua presidentessa, insomma, non ci stanno: troppo gravi le accuse lanciate dal presidente bluceleste Paolo Di Nunno. Frasi censurabili, comportamenti discutibili nei confronti della stessa Testa («Questa non ha neppure i soldi per pagare gli stipendi», ha detto) e nei confronti del tecnico Javorcic contro il quale il presidente ha tenuto un atteggiamento deplorevole. Ma l’allenatore della Pro ha mostrato self control e signorilità nel non raccogliere illazioni e ironie gratuite: «Non rispondo per rispetto della sua persona» la secca replica. La signora Testa, in sala stampa per motivi di sicurezza in attesa che la situazione ritrovasse un minimo di normalità, ha mostrato personalità contrattaccando e difendendo la sua Pro Patria: «La mia società ha pagato il mese di dicembre, chiedere a tecnici e giocatori», le sue parole mentre qualcuno la invitava a «chiudere il becco». Poi c’è tutto il contorno, ci sono le probabili sanzioni in arrivo contro Di Nunno se è vero, ad esempio, che la Procura Federale ha acceso un faro su quel dopo gara e starebbe – condizionale indispensabile – raccogliendo materiale col quale decidere il da farsi. Anche a Roma, dove Di Nunno vorrebbe andare con i filmati della gara e per ribadire laggiù le sue accuse – gravissime nel dopo-partita – per mostrare agli organi competenti l’operato dell’arbitro, non l’hanno presa bene. Ma la situazione è ancor più delicata perché Di Nunno è trasceso accusando la Pro di aver «pagato l’arbitro» e di conseguenza l’arbitro «di essere stato pagato». E queste accuse non saranno certo piaciute ai massimi dirigenti arbitrali.
Nel comunicato biancoblù ci sono anche altri passi che verranno vagliati dagli organi disciplinari: «Tre nostri giocatori – c’è scritto -, uno alla fine del primo tempo e due fine gara, sono stati colpiti da oggetti non identificati all’uscita del campo, ma nonostante questo la nostra squadra non ha fatto nulla per esasperare la situazione, mantenendo la calma e la professionalità che l’ha sempre contraddistinta. La presidentessa ci tiene a ringraziare dirigenti, allenatori e giocatori, che nonostante tutto non hanno mai perso il controllo, dando una grande lezione di sport in campo e di stile e di civiltà al di fuori».
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