COVID E CRISI
I bar: «Meglio un lockdown subito»
Distretto del commercio furioso per il coprifuoco: «Così è una lenta agonia»

Il coprifuoco dalle 23 uccide il commercio e non serve a contenere la pandemia. Ne sono fermamente convinti gli esercenti del territorio, in particolare i titolari di pubblici esercizi, che nelle ore serali e notturne guadagnano gli incassi necessari a mantenere in vita l’attività. Per loro, l’ordinanza emessa da Regione Lombardia rischia di diventare la mazzata definitiva.
A Busto Arsizio anche i rappresentanti delle associazioni di categoria alzano la voce contro il provvedimento.
«Se l’obiettivo è ridurre il numero dei contagi, il coprifuoco non serve assolutamente a nulla - nota Matteo Sabba, presidente del Duc (distretto urbano del commercio) - in questa stagione, dalle 23 alle 5 non c’è in giro nessuno. In compenso, i danni per gli esercenti sono gravissimi, potenzialmente letali. Nelle scorse serate ho visto bar vuoti già alle 21, e parlo di locali che normalmente lavorano alla grande. Queste misure non fanno altro che togliere ai commercianti una goccia di sangue al giorno. È una lenta agonia. Piuttosto che andare avanti così, è meglio un lockdown subito».
Il presidente del Duc spiega perché: «È preferibile chiudere tutto adesso, per 15-20 giorni, piuttosto che abbandonare a se stesse intere categorie per qualche mese, col rischio di dover comunque ricorrere al lockdown sotto Natale: questo sì che sarebbe un vero colpo di grazia per il commercio e per l’economia del paese».
Sabba mostra una certa insofferenza anche «per una politica locale che sa solo dire «Rispettiamo le regole». Sì, ma quali regole? Quelle che ti costringono a chiudere l’attività e per giunta non risolvono il problema del virus?».
Concetti ribaditi in questi giorni anche con un post al vetriolo su Facebook: «Facile fare la passerella buonista, appellandosi al rispetto delle regole - ha scritto sui social il presidente del Duc - chi tutela i lavoratori della notte? Chi darà loro da mangiare da oggi in poi? Gli pagate voi affitto, utenze, dipendenti?».
Lo scorso 2 maggio Sabba aveva organizzato un discusso ma partecipato flashmob in piazza Santa Maria per dare voce alla rabbia di tanti commercianti, che in quel momento chiedevano di poter riaprire i negozi, o quantomeno di essere supportati economicamente dal governo.
«Qualcuno mi fa passare per negazionista, cosa che non sono - conclude Sabba - però non si può accettare in silenzio provvedimenti di nessuna utilità sul piano sanitario, ma dalle conseguenze drammatiche per chi lavora».
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