CANTON TICINO
I frontalieri hanno paura
Il sindacato Unia: «I licenziamenti vanno bloccati»

«Bloccate i licenziamenti». In Svizzera i lavoratori, fra cui decine di migliaia di varesini, temono un’ondata di perdite di posti di lavoro per l’autunno. E così, attraverso un appello al Consiglio federale, vale a dire il Governo elvetico, il sindacato Unia ha chiesto la piena compensazione del salario e la rinuncia ai licenziamenti, attraverso un appello firmato da 20.000 persone.
Finora, infatti, a seguito della crisi economica dovuta alla pandemia «quasi un milione di persone - dicono dal sindacato elvetico - sono state colpite dal lavoro ridotto (la cassa integrazione italiana, ndr) e ottengono solo l’80% del salario usuale. Ma per molti dipendenti un taglio salariale del 20% è molto difficile da sostenere. Con il 20% in meno, molti hanno difficoltà a mantenere se stessi e la propria famiglia».
Chiaramente questo vale soprattutto per gli svizzeri, mentre i frontalieri sono maggiormente preoccupati per lo stadio successivo, ovvero i licenziamenti che, fra l’altro, in parte stanno già avvenendo e, come si ricorda sempre, su territorio elvetico sono decisamente più facili da attuare rispetto a quanto accade in Italia: «Durante l’emergenza Coronavirus - aggiungono da Unia - la Confederazione ha garantito alle imprese aiuti statali per 60 miliardi di franchi», vale a dire circa 55 miliardi di euro.
«Ciononostante, i dati sulla disoccupazione sono in forte aumento. È inaccettabile».
E ancora: «Quasi la metà delle persone colpite dal lavoro ridotto lavora in rami professionali caratterizzati da salari bassi. La riduzione del salario incide pesantemente sul budget, in particolare se il salario è già basso in tempi normali», come in Canton Ticino dove, mediamente, gli stipendi sono più bassi rispetto al resto della Svizzera. «Chi lavora ad esempio nell’industria alberghiera e della ristorazione o nel ramo dei parrucchieri guadagna in media circa 4.100 franchi al mese per un’occupazione a tempo pieno. Se viene a mancare il 20%, restano 3.300 franchi», pari a poco più di 3.000 euro.
E così i sindacati chiedono che, al di sotto dei 5.000 franchi, si ottenga il 100% del salario anche in regime di «lavoro ridotto».
Non solo: «Mentre i dipendenti si trovano a dover affrontare pesanti riduzioni salariali – aggiungono da Unia - la disoccupazione cresce». Mentre per Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera, «l’estensione del lavoro ridotto avrebbe lo scopo di impedire i licenziamenti. Procedere ora a dei licenziamenti, benché sia possibile chiedere un’indennità per lavoro ridotto per il personale, è improponibile».
Il Consiglio federale ha infatti deciso la continuazione fino al 31 dicembre 2020 della procedura semplificata per lavoro ridotto. Le aziende che dal 1° settembre 2020 necessitano ancora di questa indennità per i loro dipendenti, devono presentare un nuovo preannuncio. La richiesta di rinnovo deve essere inoltrata al servizio almeno dieci giorni prima del periodo di lavoro ridotto richiesto.
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