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I segreti dei labirinti

Il labirinto, un fenomeno “pop”. Oggi più che mai, dato che almeno «dal Dopoguerra in avanti si è avuto un ritorno di interesse verso il mondo del labirinto, che secondo me corrisponde all’esigenza della società di avere risposte. Il labirinto è tornato molto in auge, nella realizzazione, ma anche nei film, nella letteratura: è una sorta di architettura che vuole veicolare un messaggio».
TRA PAESAGGIO E STORIA
«Ogni labirinto è portatore di un messaggio che si può capire nell’insieme degli elementi che lo compongono, il paesaggio, la storia, chi l’ha voluto realizzare. Lo troviamo in biblioteche, parchi: è un po’ l’epoca d’oro del labirinto. Per questo lo definisco un fenomeno pop». L’analisi è di Ettore Selli, ingegnere ambientale che fin da adolescente, attraverso l’interesse per le piante, la geologia e l’amore per la natura, è appassionato al tema del labirinto, da cui sono nati due libri. Il primo nel 2020, dedicato ai labirinti di siepi nel mondo. Il secondo, recentemente e, come il primo, pubblicato da Pendragon, dal titolo “Labirinti italiani. Arte, storia, paesaggio e architettura nei misteriosi dedali della Penisola” (Pendragon). Simboli, architetture che Selli ha scoperto e visitato, arrivando a scoprire non solo architetture e storie, ma anche aneddoti svelati da interviste a chi, questi labirinti, li custodisce o li ha realizzati.
«UN SIMBOLO ANTICO RAPPRESENTATIVO»
«Penso che i labirinti racchiudano, nel loro essere un simbolo molto tematico che corrisponde a diversi tagli, una porta aperta nell’appagare la mia scoperta, la mia curiosità - spiega Selli -. Si tratta di un simbolo antico di quattromila anni, che ha determinato culture, filosofie, credi religiosi: c’è sempre qualcosa da scoprire». Del resto, ogni labirinto, lo raccontano proprio le storie di chi li ha o li ha costruiti, nasce in modo diverso: qualcuno l’ha sognato, qualcuno ha preso ispirazione da fonti diverse. «Per Franco Maria Ricci - aggiunge Selli - è la città ideale per attirare visitatori alla sua collezione d’arte» a Fontanellato. E comunque sempre affascinante. Un fascino che secondo Selli deriva proprio dal suo essere un «simbolo antichissimo ancora oggi rappresentativo: ha cambiato significati e valenze nel corso dei secoli e ancora oggi è in mutamento. La sua struttura tende a nascondere segreti difficilmente accessibili, ha un fascino esoterico, esercita una sorta di attrazione nei confronti dell’uomo che l’ha creato che perdura nel tempo, può essere utilizzato per veicolare un messaggio religioso, ma anche come forma di meditazione». Un particolare legame con i ruoli della spiritualità è quello mantenuto, per esempio, dai labirinti di lavanda, dove è proprio questa pianta a sostituire le siepi.
I LABIRINTI D’ITALIA
Tra questi il cosiddetto Labirinto della Virtù, in provincia di Padova, la cui realizzazione segue il tracciato circolare ad anelli che era nel modello dei Templari francesi nel XII secolo, quando era luogo di iniziazione, di sfida con se stessi nell’affrontare le “spire” percorrendole durante la notte prima della loro investitura. Un significato di riflessione e rinascita che è racchiuso anche in un altro labirinto di lavanda, quello dei Giardini di Pomona, nella val d’Itria, in Puglia, al cui centro è posto uno dei pochi alberi nati dalla pianta di kaki sopravvissuta a Nagasaki dopo lo sgancio della bomba atomica nel 1945 e che tornò a fruttificare cinquant’anni dopo. Il progetto Re-vive ha esportato i pochi nuovi esemplari in diversi Paesi come testimonianza di memoria e di pace. C’è infine anche una bellissima immagine, che Selli, che come maze designer ha realizzato diversi tracciati, tra cui il Labirinto di Girasoli a Ornago, in Brianza, riporta nell’introduzione al suo libro “Labirinti italiani”: l’immagine dell’uomo pellegrino sulla propria strada della vita e che è all’ingresso o all’uscita del labirinto stesso. E, soprattutto, il labirinto si manifesta attraverso prospettive sempre nuove.
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