LA CERIMONIA
Il busto di Giacinto Tunesi torna al Palazzo di Giustizia
La scultura che raffigura del presidente del tribunale nel primo ‘900 è stata posizionata nella sala biblioteca dopo meticolose ricerche

Il busto dell’avvocato Giacinto Tunesi è tornato a casa: nel Tribunale di Busto Arsizio. Martedì mattina, 3 dicembre, la sala biblioteca del Palagiustizia ha ospitato la cerimonia di scopertura del busto del cavaliere e avvocato, presidente del Tribunale di Busto dal 1901 al 1916.
IL RITROVAMENTO
Una storia curiosa e affascinante, quella della scultura raffigurante l’uomo di legge nato a Crema nel 1846. Il busto, infatti, è rimasto per decenni nella vecchia sede della Croce Rossa, in via Castelfidardo, senza che nessun volontario conoscesse l’identità dell’uomo riprodotto nell’opera. A svelare l’arcano è stato lo storico locale Paolo Ferrario, che - partendo dall’unica informazione disponibile, il nome dello scultore Alessandro Laforêt - è riuscito attraverso meticolose ricerche a dare un nome e un cognome all’uomo del busto: Giacinto Tunesi, presidente del tribunale cittadino nel primo ‘900. Ma come è finita l’opera nella vecchia sede della CRI? Anche a questa domanda è stata data una risposta: la Croce Rossa ha ricevuto alcuni mobili da Palazzo Cicogna, che in tempi ormai remoti apparteneva al Tribunale. Così tutto si spiega.
SANTANGELO: «UNA MISSIONE CHE CI ACCOMPAGNA TUTTA LA VITA»
Stamattina il busto dell’avvocato Tunesi è tornato a casa, nel palazzo di Giustizia, accolto dall’attuale presidente del Tribunale, Miro Santangelo. Il quale ha ricordato anche la grande modernità del pensiero di Tunesi: «Mi ha molto toccato la storia di questo presidente - ha sottolineato Santangelo -. Un uomo che si è dedicato ai detenuti già durante l’attività lavorativa, e ancor più dopo la pensione, cercando di recuperarli. Del resto, se interpretiamo il lavoro come una missione, è chiaro che questa missione non può finire solo perché smettiamo di lavorare. Ci deve accompagnare per tutta la vita. Oggi possiamo dire: bentornato a casa, caro presidente Tunesi».
LA CERIMONIA
Paolo Ferrario ha ripercorso le ricerche storiche che gli hanno permesso di ricostruire le fasi principali della biografia di Giacinto Tunesi. «Il patrono laico de “La Valle di Ezechiele”», lo ha definito don David Maria Riboldi, cappellano del carcere e fondatore della cooperativa dedita alla rieducazione delle persone detenute. Per l’assessore alla cultura e identità Manuela Maffioli, «è stata compiuta una bella operazione di memoria e di storia», mentre Giulio Turconi, presidente del comitato bustocco della Croce Rossa, ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questa bella operazione di memoria. Alla cerimonia erano presenti anche, tra gli altri, il procuratore capo Carlo Nocerino e sorella Giovanna Bonvicini, infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana. «Per noi Giacinto Tunesi sarà sempre un esempio», ha chiosato il presidente Santangelo, ammirando il busto del suo illustre predecessore.
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