I PROBLEMI DELLA GIUSTIZIA
«Il carcere scoppia»
Gli avvocati penalisti lanciano l’allarme per il sovraffollamento. E criticano il ministro

«Il nostro non è uno sciopero per tutelare la categoria bensì per difendere i diritti dei cittadini»: al terzo giorno di astensione dalle aule, la camera penale spiega all’opinione pubblica il senso di questo sciopero.
Per rendere meglio l’idea di ciò che sta accadendo nell’universo giustizia - che non è confinato dai corridoi di un tribunale - il presidente Roberto Aventi, il segretario Samuele Genoni, i consiglieri Lorenzo Parachini, Francesca Giamporcaro e il tesoriere Chiara Cozzi, all’assemblea di ieri mattina, 23 marzo, ha invitato il garante dei diritti dei detenuti Luca Cirigliano che ha illustrato ciò che accade in via per Cassano, perché il sovraffollamento delle carceri è uno dei punti su cui gli avvocati penalisti stanno battendo. La capienza del penitenziario di Busto è di 238 persone, ma ormai il numero sta ascendendo ai livelli di emergenza di qualche anno addietro. «Il dato aggiornato a mercoledì è di 401 detenuti», spiega Cirigliano. La cassazione, lo scorso 17 marzo, si è pronunciata in modo molto chiaro sulle condizioni dei reclusi: lo spazio vitale all’interno delle celle deve essere calcolato al netto degli arredi e del bagno. E a Busto, dove ormai ci sono anche tre detenuti per cella, «le condizioni sono disumane», avverte Cirigliano chiedendo la collaborazione dei penalisti per alleggerire la pressione della casa circondariale. «Vorrei aprire uno sportello legale dentro al carcere perché i detenuti chiedono a me consigli e pareri ma io non conosco la materia e devo sempre appoggiarmi a un esperto». Questo è uno degli obiettivi che vorrebbe raggiungere il garante in carica fino al 2020, ma alla camera penale ha sottoposto un’altra carenza non trascurabile: la mancanza di educatori.
Assurdo pensando che la pena - così come indicato dal codice - dovrebbe avere una funzione riabilitativa e educativa. «Su sei educatori previsti ne abbiamo uno e mezzo, ossia uno fisso e uno in missione da Varese». A breve quindi Cirigliano farà da Caronte per i penalisti tra le sezioni di via per Cassano così da percepire l’aria che si respira dietro le sbarre.
Al centro della protesta degli avvocati - che si ripeterà dal 13 al 19 aprile - c’è il decreto legge Orlando, passato con la fiducia. Prevede due riforme allarmanti a parere dei penalisti. La prima è la sospensione della prescrizione tra un grado di giudizio e l’altro. «Il problema della prescrizione lo risolverebbero le procure evitando di tenere i fascicoli e le notizie di reato nel cassetto per cinque anni. I pm selezionano i casi e mandano avanti quelli che preferiscono». In altre parole il rischio è quello di rimanere imputati a vita. L’altra rivoluzione riguarda i processi a distanza, che di fatto toglie il diritto all’imputato stesso di partecipare ai processi. Nel ddl del ministro Andrea Orlano si parla anche della soppressione dei tribunali dei minori e dell’accorpamento ai tribunali ordinari. Una questione è particolarmente delicata che chiama in causa anche la figura così ingerenti dei servizi sociali e che quindi merita una trattazione a parte.
La settimana di sciopero delle toghe «che a Busto ha avuto una percentuale di adesioni altissima» e che terminerà oggi, 24 marzo, è l’occasione per lanciare un altro tema caro ai penalisti, quello della separazione delle carriere dei magistrati, da una parte gli inquirenti e requirenti - che svolgono le indagini e chiedono le condanne in aula - dall’altra i giudicanti.
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