LA RIFLESSIONE
«Il tempo che viviamo è come quello di Gesù»
Il messaggio di speranza di monsignor Gallivanone per la festa di Pasqua

«Se il mondo sopravvive è segno che il bene prevale sul male». Con queste parole, il vicario episcopale della seconda zona pastorale della diocesi di Milano, don Franco Gallivanone, invia il suo messaggio di speranza e di fiducia ai fedeli delle 234 comunità parrocchiali della zona più estesa della Chiesa ambrosiana guidata dall’arcivescovo Mario Delpini. Il sessantottenne sacerdote milanese, che sette mesi fa, monsignor Delpini ha scelto per sostituire il vescovo Giuseppe Vegezzi nel coordinamento delle attività pastorali delle parrocchie della vasta area settentrionale della provincia di Varese e di alcune del territorio comasco, presiederà i riti della veglia e del giorno di Pasqua in tre comunità delle valli del Verbano sostituendo il parroco malato.
Don Franco, quale sarà il tema centrale delle omelie che proporrà nel giorno di Pasqua?
«La mia riflessione si concentrerà in particolar modo sul rapporto tra crocifissione e resurrezione. Cercherò di mettere in evidenza lo stupore grande per il crocifisso che ha dato la vita per noi ed è risorto, sottolineando il fatto che la croce è manifestata nella sua gloria dalla resurrezione».
Nella Pasqua, Dio che cosa annuncia all’umanità?
«Il Padre attesta che quell’uomo, condannato per aver diffuso un insegnamento non ortodosso e giustiziato come un maledetto, in realtà è il Signore, la salvezza del mondo».
La passione e morte del Figlio di Dio che cosa possono insegnare all’uomo del nostro tempo?
«Dal dono di Gesù sulla croce, abbiamo la certezza che ogni nostra sofferenza che assomiglia al suo sacrificio è sulla via della resurrezione».
La luce del fuoco acceso nella veglia pasquale saprà rischiarare le tenebre che in questa epoca stanno avvolgendo il mondo?
«Il tempo che stiamo vivendo non è molto diverso da quello che caratterizzò la vita terrena di Gesù. In questa Pasqua dobbiamo pregare perché anche oggi il suo sacrificio sia offerta e proposta di un sentiero di pace».
I due focolai di guerra in Ucraina e in Medio Oriente possono estendersi generando un terzo conflitto mondiale?
«Stiamo certamente vivendo un momento particolarmente delicato. Sul fronte russo-ucraino continuiamo a registrare fermenti e tensioni preoccupanti. Innegabile che il percorso per trovare un’intesa è difficile ma, oggi è fondamentale ed auspicabile che lo scenario del conflitto non venga interessato da ulteriori coinvolgimenti».
Come giudica il comportamento di Israele che si ostina ad ignorare l’appello della comunità internazionale per un cessate il fuoco nella striscia di Gaza?
«Non è più accettabile e giustificabile l’azione dell’esercito israeliano che ora si sta accanendo crudelmente sulla popolazione civile palestinese inerme impedendo anche l’arrivo a Gaza degli aiuti umanitari».
È ancora possibile sperare la pace per la Terra Santa?
«Sono convinto che ci vorrà del tempo ma, già oggi, in Israele ci sono molte anime diverse, alcune delle quali seriamente impegnate in positive esperienze di fruttuosa convivenza pacifica tra ebrei e palestinesi».
Oltre al giustificato timore di una terza guerra mondiale si sta riaffacciando sul mondo l’ombra del terrorismo islamico. Come valuta il fenomeno immigratorio di popolazioni di fede islamica nel nostro Paese?
«Stiamo assistendo ad un accostamento generalmente rispettoso da parte dell’Islam nei confronti della nostra cultura e della nostra fede ma, ritengo che un vero processo di integrazione culturale non sia ancora giunto a maturazione. Per favorirlo, occorre gestire il fenomeno migratorio in modo sapiente, realizzando una forma di nazione che permetta il riconoscimento delle pluralità riconducendole, successivamente, ad un modello di convivenza positivo ispirato dal rispetto di diritti e doveri da parte di tutti».
Un altro male che affligge la società del nostro tempo è la violenza che caratterizza gran parte delle giovani generazioni. Che cosa si può fare per ridare senso a tante giovani esistenze disorientate e incapaci di orientare il loro futuro?
«Purtroppo ci troviamo di fronte ad un problema complesso determinato principalmente dalla difficoltà che gli adulti, a volte, non riescono a superare nel trasmettere i valori, fede compresa. I genitori devono quindi migliorare la loro capacità di comunicare e motivare i valori educando, inoltre, al controllo dei sensi».
Nel pomeriggio della vigilia del prossimo Natale, con l’apertura della Porta Santa della basilica di San Pietro, Papa Francesco inaugurerà l’Anno Santo. È già stato definito un calendario di eventi in programma nella zona pastorale varesina?
«In questo momento stiamo valutando alcune idee ma per poter stilare un programma preciso dovremo attendere di conoscere il piano dettagliato delle iniziative che verranno proposte dalla diocesi».
Nelle scorse settimane, l’arciprete di Santa Maria del Monte, monsignor Eros Monti, ha comunicato che la parrocchia del borgo sta lavorando per preparare la richiesta da presentare all’arcivescovo Delpini finalizzata a verificare la possibilità di avviare una causa di beatificazione per Domenichino Zamberletti. Lei cosa ne pensa?
«È certamente un annuncio importante perché la vita di Domenichino insegna che anche i ragazzi possono offrire modelli di vita ispirati alla santità. Inoltre, riaccendere le luci sulla storia di questo giovanetto innamorato di Gesù può anche contribuire a rivitalizzare l’aspetto spirituale del Sacro Monte alla vigilia del prossimo Giubileo».
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