L’EVENTO
Il prefetto di Varese: «Dal dialogo le soluzioni migliori»
A Villa Recalcati il tradizionale scambio di auguri. Tra i temi affrontati da Salvatore Pasquariello la crisi internazionale, la pandemia e i giovani

Dalla crisi internazionale alla pandemia, dai giovani a chi ogni giorno è impegnato in prima linea per la società. Il discorso del prefetto di Varese Salvatore Rosario Pasquariello, durante il tradizionale appuntamento a Villa Recalcati per gli auguri natalizi, ha toccato vari temi.
Guardando i suoi primi dieci mesi trascorsi da prefetto di Varese, Pasquariello ha parlato di un «Bilancio ampiamente positivo, grazie al lavoro che senza clamore ma con sacrificio viene svolto da tutti gli enti, dal mondo del volontariato, dalle forze dell’ordine e dalla società civile».
All’evento, nella serata di oggi, giovedì 15 dicembre, erano presenti molti esponenti del territorio: tra i tanti, il questore Michele Morelli, il comandante dell’Arma Gianluca Piasentin è quello della Gdf Crescenzo Sciaraffa, con quello dei vigili del fuoco Mario Abate, poi gli ex prefetti Giorgio Zanzi e Umberto Calandrella, e ancora il sindaco di Varese Davide Galimberti e il presidente della Provincia Emanuele Antonelli, i consiglieri regionali Emanuele Monti e Samuele Astuti. Presenti anche l’editore di Prealpina Daniela Bramati e il direttore Silvestro Pascarella. Proprio agli organi di stampa è andato un ringraziamento del prefetto poiché «indispensabili interpreti di ciò che accade sul territorio». Tra i tanti ringraziamenti formulati dal prefetto, anche quelli alle forze dell’ordine e ai sanitari, «rimasti al loro posto in prima fila durante la pandemia: campioni di generosità e altruismo». Il discorso del prefetto si è concluso con un augurio: «Dobbiamo imparare a cercarci e a dialogare, cercando insieme le soluzioni migliori e a non scontrarci quando le soluzioni sono differenti».
QUI IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO
In occasione delle imminenti festività natalizie, è un piacere immenso accogliervi e ringraziarvi e, per il vostro tramite, rivolgere all’intera comunità di questa provincia un breve messaggio di auguri.
Il Natale ritorna, come ogni anno, con il suo carico di emozioni, le sue luci, i suoi colori, il suo clima, ma soprattutto si rinnova e si presenta sempre ricco di quella speranza che aiuta tutti noi a vedere e ad affrontare la vita con ottimismo e passione e che fa nascere o conferma in ciascuno la tensione verso un futuro migliore.
Dal Natale scaturisca per tutti la speranza; la speranza vince ogni forma di paura; paure che aumentano, prendono sempre più piede nei nostri contesti, considerata anche l’attuale situazione internazionale, sotto ogni profilo: politico, militare, economico, ambientale, energetico, finanziario. Dobbiamo ogni giorno contrastarle con la speranza, il cui fondamento è il bene che vediamo nella vita di ogni giorno. Se volessi usare un’immagine, utilizzerei quella di piccole luci che illuminano anche un grande ambiente e che sono in grado di vincere le tenebre. Il bene che si vede è la base ed il segreto della nostra speranza.
«Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce», è un aforisma di Lao Tzu. Quanto tempo fa egli è vissuto? Forse nel VI secolo a C., forse nel V, ma ci si può ben rendere conto dell’attualità che ha questa frase, un fatto eclatante o malvagio colpisce molto di più di un’intera popolazione che ogni giorno compie milioni di piccole ma belle azioni.
E la foresta intorno a noi è cresciuta davvero, silenziosa ma florida, piena di vigore, rigogliosa.
Siamo quasi alla conclusione di questo anno, che registra, infatti, un bilancio che, per quello che ho potuto comprendere e percepire in questi miei dieci mesi a Varese, può considerarsi ampiamente positivo, con risultati importanti; consuntivo positivo che è motivo di orgoglio e di gratificazione per tutti coloro che vi hanno contribuito, ma che allo stesso tempo non deve sorprendere in quanto costituisce testimonianza diretta del lavoro che senza clamore ma con grande impegno e sacrificio i vari appartenenti a tutte le Istituzioni dello Stato e agli Enti territoriali, al mondo dell’economia e del lavoro, al volontariato e all’intera società civile svolgono quotidianamente.
Desidero esprimere, dunque, il mio più vivo ringraziamento ai Vertici e a tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, perché grazie al loro impegno, prezioso ed incomparabile, nel contrastare qualsiasi forma di interferenza illecita nella vita individuale, nella società e nell'economia, hanno ottenuto eccellenti risultati nella lotta alla criminalità, garantendo i diritti e la dignità di tutti i cittadini e la loro sicurezza. Grazie anche della loro amicizia.
La più profonda gratitudine va anche al comandante e agli appartenenti al Comando provinciale dei vigili del fuoco per la dedizione e la professionalità con cui ogni giorno hanno svolto il proprio insostituibile compito. Essi hanno dato sempre prova di uno straordinario spirito di abnegazione con concrete conferme di elevatissima professionalità quale pochi altri, su scala mondiale, possono vantare, oltre a dare dimostrazione del loro consueto spirito di solidarietà.
Rinnovo, altresì, la mia attestazione di immensa stima al presidente della Provincia di Varese, ai sindaci e a tutti gli amministratori locali, che si adoperano con serietà e responsabilità per il progresso culturale, sociale ed economico delle proprie realtà.
Un’attestazione di profonda stima rivolgo anche al presidente della Giunta regionale della Lombardia, al presidente del Consiglio regionale, agli assessori regionali ed ai consiglieri regionali, con i quali è sempre più solida, emblematica e significativa la leale cooperazione istituzionale.
Rivolgo un ringraziamento particolare agli editori, ai direttori, agli operatori e ai fotografi degli organi di informazione, che sono indispensabili per il costante ed intelligente apporto di lettura, racconto ed interpretazione dei fatti della vita e delle vicende della società.
Quanto al tema del lavoro e al tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, centrali in tutte le attività delle Amministrazioni pubbliche e della società, desidero ringraziare coloro che con me se ne stanno occupando con determinazione assoluta, cioè i rappresentanti degli enti pubblici competenti, delle associazioni dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali; tutti coloro, in pratica, che dallo scorso mese di maggio hanno un confronto sereno, costruttivo e continuo soprattutto nei tre tavoli tematici istituiti in Prefettura, i cui primi risultati sono stati resi noti nel recente convegno tenutosi presso la Camera di commercio.
Un ringraziamento infinito agli operatori sanitari e socioassistenziali, sono rimasti al loro posto durante la pandemia, hanno sentito la responsabilità di rimanere in prima fila, di moltiplicare il loro lavoro, campioni di generosità e altruismo. Grazie anche ai militari della Nato e dell’Esercito Italiano per il loro insostituibile supporto al sistema sanitario durante tutto il periodo dell’emergenza.
Sottolineo il contributo fondamentale che i volontari di protezione civile, ben coordinati dalla Provincia di Varese, hanno dato alle Istituzioni e alle comunità per il superamento delle emergenze registrate sul territorio. Insostituibile il loro apporto nella riuscitissima esercitazione italo svizzera “Odescalchi”, organizzata con il Comando Truppe Alpine dell’Esercito Italiano, il Dipartimento della Protezione civile e le omologhe strutture del Cantone Ticino.
Rilevante è stata anche la collaborazione offerta senza sosta al sistema della protezione civile da parte dell’associazione dei radioamatori, i quali tuttora effettuano esercitazioni mensili in Prefettura collegandosi con le stazioni radio delle Prefetture di tutta l’Italia, con il Ministero dell’Interno e con il Dipartimento della protezione civile per testare l’efficienza delle attrezzature e della rete che appena qualche mese fa è stata denominata “rete nazionale Zamberletti”.
Infine, sono immensamente grato ai miei colleghi e ai miei collaboratori tutti – sto pensando a ciascuno di essi, in ogni settore della Prefettura – per la rilevante e preziosissima attività che svolgono quotidianamente, con straordinario ed esemplare senso di appartenenza all’Amministrazione civile del Ministero dell’Interno e di “attaccamento” al dovere e al proprio lavoro, all’insegna della migliore etica pubblica; tutti sentono forte un’alta responsabilità morale, ne sono intimamente consapevoli, ne sono appassionati. Li ringrazio con tutto il cuore e con profonda stima.
Mi accingo a programmare con loro le attività per il prossimo anno. Sono sicuro che sarà un periodo per me intenso e stimolante, fatto di lavoro attento finalizzato ad assicurare la coesione istituzionale e sociale, di cui mi onoro di avere il compito d’ufficio di essere garante, nonché ad incrementare la sicurezza “sul” e “del” territorio, anche attraverso il rispetto dell’ordine pubblico e della legalità e l’ulteriore maturazione del senso civico.
Si tratterà di svolgere un’attività quotidiana di costante confronto con le Istituzioni locali e le Pubbliche Amministrazioni, con la Magistratura, con gli Organi di Polizia e con le forze economiche e sociali; sulla leale e fattiva collaborazione di tutti, ciascuno con i propri talenti a servizio del bene comune, sono sicuro di poter fare affidamento.
A tutti i cittadini della provincia di Varese giungano, quindi, i miei migliori auspici di un Sereno Santo Natale e di un felicissimo Anno nuovo, con particolare riguardo ai giovani e ai più deboli che, per motivi diversi, necessitano più di altri dell'attenzione delle Istituzioni. In particolare, riguardo ai giovani sono in corso con tanti altri soggetti pubblici e privati che a vario titolo hanno a cuore la loro vita e il loro futuro – soprattutto con i rappresentanti dell’Ufficio scolastico territoriale, delle Università locali, dei Comuni, della Provincia, della Regione, delle Strutture sanitarie e socio assistenziali, delle Agenzie del lavoro, delle Fedi religiose, del Coni con Sport e Salute e delle associazioni sportive – riflessioni accurate e iniziative sempre più coinvolgenti. Partecipano alle nostre riunioni anche i rappresentanti della Consulta studentesca.
In particolare, il mio augurio è che il Santo Natale possa costituire l’occasione non solo per rinnovare in noi tutti serenità e fiducia nel futuro, stemperando ogni possibile negatività o apprensione, ma anche per ricordare che vivere intensamente lo spirito di questo periodo, nel suo senso più autentico, significa dare concretezza a sentimenti di solidarietà e di aiuto reciproco.
Un pensiero di ringraziamento va, dunque, anche a tutti coloro che, pur in un momento storico come quello attuale, caratterizzato da sfide impegnative, sono disponibili ad ascoltare e ad aiutare i più bisognosi, celebrando e praticando così ogni giorno il vero spirito natalizio.
Avviandomi alla conclusione, non posso che augurare a tutti e innanzitutto a me stesso che, forse, dobbiamo sempre di più imparare a dialogare, ad ascoltarci, a cercarci, ad individuare insieme e all’insegna del realismo le soluzioni migliori, senza essere presuntuosi e sbrigativi, a decidere non in totale autonomia e soprattutto a non scontrarci quando le opinioni sono differenti.
Auguriamoci dunque di continuare a ricercare, con una sana inquietudine e con spirito nobile, retto, fermo e coraggioso, la concordia, la pace, la coesione istituzionale e la coesione sociale, attraverso il dialogo, perché tutti siamo tenuti ad essere “artigiani di concordia, di pace, di coesione istituzionale e di coesione sociale” lì dove siamo, in famiglia, a scuola, al lavoro, nelle varie comunità, in ogni ambiente.
Il mio più sincero augurio, dunque, di salute e serenità va con tutto il mio cuore a Voi tutti e alle Vostre famiglie, BUON NATALE!
Il 6 dicembre scorso ho avuto il privilegio di ascoltare nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano il “Discorso alla città” dell’Arcivescovo monsignor Mario Delpini; vorrei completare i miei saluti e i miei auguri con le “Conclusioni” del predetto discorso :
«In conclusione ho una domanda da porre alla città, ai responsabili delle amministrazioni e delle istituzioni della città e del territorio, a me stesso e alla comunità cattolica e a tutte le comunità cristiane e a tutti i rappresentanti delle tradizioni religiose che vivono in città: e gli altri?
E la domanda non si accontenta di una risposta facile, sbrigativa. La domanda può continuare a ispirare l’attenzione, incoraggiare la speranza, esigere d’essere considerata in ogni ambito della vita pubblica.
Si potrebbe dire: “E gli altri: chi sono?”. Sono la nostra inquietudine, sono interlocutori e annunciatori della nostra speranza, sono chiamati a essere il “noi” che si governa nelle istituzioni democratiche.
Ho fatto l’elogio dell’inquietudine, del realismo della speranza, della politica: ma si tratta di parole, concetti, auspici. La verità è che io ho di fronte a me persone, volti, storie, che in ogni momento si lasciano interpellare dagli altri, che ritengono che gli altri abbiano diritto di rivolgersi a loro e di porre domande, di presentare situazioni, di inquietare i sonni. Non posso perciò tacere l’elogio di voi, amministratori della cosa pubblica nelle amministrazioni comunali, amministratori della giustizia nei tribunali, responsabili dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, uomini e donne di Chiesa, cittadini, voi tutti che sapete chi sono gli altri e ve ne prendete cura.
Voglio fare l’elogio e dire parole di incoraggiamento e di benedizione per voi che, incontrando i problemi e le ferite, non perdete troppo tempo a domandarvi: “Di chi è la colpa?” e piuttosto vi chiedete: “Che cosa posso fare io per medicare le ferite e affrontare i problemi?”.
Voglio fare l’elogio di voi che, incrociando le persone, non girate la faccia dall’altra parte, desiderando di non essere disturbati, e piuttosto sorridete e salutate e ascoltate, perché queste persone sono la vostra gente.
Voglio fare l’elogio di voi che affrontate a viso aperto le ingiustizie, le prepotenze, le forme di illegalità, le manifestazioni del vandalismo e vi mettete dalla parte delle vittime. Anche voi avete paura, perché siete gente normale, ma l’affrontate perché gli altri vi stanno a cuore; gli altri, quelli che sono più deboli, che sono meno rappresentati, anche se non votano. Voi state dalla parte di coloro che hanno più bisogno delle istituzioni e del loro buon funzionamento.
Voglio fare l’elogio di voi, uomini delle istituzioni, onesti, dedicati, responsabili, espressione di una democrazia seria, faticosa e promettente, decisi a far funzionare il servizio che i cittadini vi hanno affidato. Voglio fare l’elogio di voi, che sapete che cos’è il bene comune e lo servite.
Faccio il vostro elogio, perché io vi stimo».
Stimo anch’io voi tutti, faccio il vostro elogio anch’io e vi rinnovo i miei cordialissimi auguri di Buon Natale !
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