L’OSPITE
Il principe: «Vengo in pace»
Emanuele Filiberto replica alle accuse di chi non lo vuole a Busto Arsizio per inaugurare la rinnovata piazza Vittorio Emanuele II

Emanuele Filiberto di Savoia, sulla sua chiamata per inaugurare sabato la ristrutturata piazza Vittorio Emanuele II si sta alzando un polverone. È dispiaciuto o arrabbiato di quanto legge?
«Sono in verità molto rattristato che si sia abbinata la mia presenza a Busto per una festa di popolo con le leggi razziali».
Ma è la data ad abbinare le cose...
«Il 17 novembre 1938 è stato uno dei numerosi giorni infausti di quegli orrendi decreti. Ma non è la data simbolo. Io ho sempre reso omaggio alle vittime di quella vergogna nel Giorno della Memoria e nelle altre ricorrenze riconosciute ovunque».
Insomma, lo vede come un pretesto?
«Né io, né il Gruppo Savoia dell’attentissimo presidente Santino Giorgio Slongo, né l’amministrazione ha fatto quella scelta volutamente. E chiedo: voi lo sapevate che c’era questa coincidenza? Quelli che mi criticano lo sapevano prima che qualcuno lo pescasse fra i vari regi decreti di quel periodo in cui si sono scritto pagine buie?».
Si sente ferito dai tanti attacchi?
«Sì, perché ho sempre avuto massimo rispetto delle comunità ebraiche. Appena fui riammesso in Italia, tra le prime cose che feci ci fu la visita al Vittoriano e una ferma condanna a quelle ignobili leggi. L’ho ridetto a settembre, quando cadeva l’anniversario dei primi provvedimenti sulla razza, precedenti a quello del 17 novembre».
Varrà la pena ribadirlo a Busto?
«Vale la pena sempre, ma usando il giusto rispetto per la memoria di chi venne deportato e morì. Lo farò, però si sappia che arriverò in città per tutt’altro motivo, quello per cui ho accettato con piacere l’invito».
Le sta passando la voglia?
«Assolutamente no. Verrò a testa alta come Emanuele Filiberto, un erede di Casa Savoia, quindi un erede di quel Vittorio Emanuele II a cui è stata intitolata e ora rilanciata una piazza. Verrò per ricordare che fu anche il Re che elevò Busto a città il 30 ottobre 1864, verrò per rendere omaggio ai 330 caduti bustesi della Grande Guerra, verrò anche a ricordare chi è stato deportato per colpa di quelle leggi vergognose».
Sembra si sia preparato su Busto...
«Un po’ sì. Il fatto è che io arrivo con convinzione e rispetto, visto che so sempre il motivo per cui faccio una cosa. Rispetto è appunto la parola che mi gira in testa in questi giorni e, sinceramente, credo di usarne più io nei confronti delle comunità ebraiche di altri che si fanno paladini ma in realtà stanno strumentalizzando tutto».
Cosa pensa che accadrà sabato?
«Posso solo dire quello che farò io. Comunque, se davvero per tanti bustocchi questa data può diventare significativa per fare memoria di quello che non deve più accadere, io sono a disposizione. Mi chiedo solo il perché questa ricorrenza, che è una delle numerose di quel triste periodo, emerga proprio qualche giorno prima del mio arrivo, dopo ottant’anni in cui nessuno l’ha mai presa a simbolo».
Ma lei è disposto a incontrare chi ritiene inopportuna la sua visita?
«Certamente sì, anzi spero ci sia la possibilità di ritagliare uno spazio per parlare con chi rappresenta l’Anpi e le altre realtà che mi danno contro, visto che ciascuno ha libertà di esprimere le proprie idee. Ciò che mi rattrista è però vedere una strumentalizzazione che non posso accettare e che risulta molto degradante per chi la fa».
Si aspetta contestazioni?
«Mi aspetto al massimo un confronto. Ripeto, io arriverò per partecipare a una festa per una piazza. Sono un Savoia, fiero di quello che ha fatto Vittorio Emanuele II, fiero anche di quello che ha fatto Vittorio Emanuele III durante la Grande Guerra, consapevole che lui non è mai stato fascista ma che in quel momento storico si è piegato alla volontà del governo e della maggioranza popolare, firmando decreti orribili».
In fondo per lei non è una novità finire nel mirino...
«Ma non è questo il punto. Stavolta ho letto troppe speculazioni che mi hanno rattristato. Eppure sono felice di venire, sono felice che il Comune mi abbia invitato, sono felice che l’avvocato Slongo mi abbia coinvolto. Sono pronto a ribadire queste cose anche lì a Busto, ringraziando chi mi ha voluto e sperando di trovare un momento per parlare con qualcuno che mi contesta ma non ha costruito speculazioni, mescolando date e questioni in maniera irrispettosa».
Sta tendendo la mano?
«Sto solo dicendo che io sono a disposizione se posso fare qualcosa di significativo, che accetto le critiche quando sbaglio, che condannerò sempre gli errori commessi da Casa Savoia. Di certo sabato verrò in pace, magari per scoprire che questo polverone si trasformerà un’occasione per capirsi con chi mi detesta, senza cambiare per forza opinione, ma almeno ascoltando l’altro con rispetto. Un confronto si può fare anche assaggiando insieme un piatto di polenta e bruscitti, per distinguere una festa di Busto da vicende molto più serie, tragiche e complesse. In questi giorni invece il tutto è stato mescolato solo per fare polemica».
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