STRASBURGO
Il risveglio dall’incubo
Il giorno dopo l’attentato, tra paura e fierezza, voglia di ricominciare e strade blindate
La vita ha il sopravvento sulla morte. Il giorno dopo Strasburgo si sveglia impaurita ma fiera. Mentre in televisione scorrono a ciclo continuo le immagini dell’attentato, le famiglie si organizzano per riprendere la vita normale, per scacciare la grande paura nel modo migliore che ci sia: rimboccandosi le maniche.
«Porto mio figlio a scuola», dice Valeria, italiana che vive nella città dell’Alsazia ormai da vent’anni. Un giro al supermercato e Marco da accompagnare alle medie. Tutto normale. Nel parcheggio del centro commerciale ci sono un sacco di posti vuoti. Sarà perché è presto (sono le 8.30) ma sarà pure perché la gente, se può, rimane in casa.
Alla voglia di reagire subito, dunque, va di pari passo la cautela. D’altronde la città si presenta blindata. Chiusi tutti i varchi al centro storico. Serrande abbassate ai mercatini. Polizia dappertutto e militari che controllano ogni passante.
STRANO RISVEGLIO
E’ un risveglio strano, quello di Strasburgo, città che ha sempre fatto dell’integrazione delle culture un punto di forza. Le religioni vanno a braccetto a pochi metri di distanza. Basta fare un giro per la città per rendersene conto. La chiesa protestante è vicina a quella cattolica e non molto distante dalla sinagoga. Proprio qui si è sfogata, però, la rabbia di uno dei cosiddetti giovani radicalizzati, già nel mirino della polizia. Insieme alla voglia di reagire, dunque, Strasburgo si sveglia con un bel carico di polemiche. Come ha fatto quell’uomo a passare i controlli senza essere fermato? Appunto. Per tutta la giornata gli addetti alla sicurezza hanno frugato dentro le borse delle signore per controllare che non ci fosse nulla di sospetto. Hanno impedito l’accesso alle persone sospette. Hanno percorso palmo a palmo i luoghi del divertimento natalizio: i mercatini, l’area della cattedrale, place Kleber dove c’è la pista di pattinaggio su ghiaccio, l’albero di Natale con le luci colorate e le strade più famose dello shopping. Imponenti erano le misure di sicurezza, ma non sono bastate a salvare la vita alle persone cadute nell’attentato.
NESSUNA SOSPENSIONE
Al Parlamento europeo il mercoledì mattina dopo il folle assalto ai mercatini la parola d’ordine è reagire. E’ stato così anche la sera prima, senza che sia stata prevista nessuna sospensione al regolare dibattito. Una decisione dalla grande valenza simbolica, il miglior modo per rispondere con i fatti alla follia omicida. Sono tanti i parlamentari e i loro assistenti rimasti fino a notte fonda nelle sale del palazzo a nord della città. Il giorno dopo sono di nuovo lì. Chi ha dormito due ore dopo aver raggiunto a fatica l’albergo, chi è costretto ad arrivare in ritardo proprio per le comprensibili difficoltà di comunicazione. Ma tutti vogliono esserci. E chiedono aggiornamenti. Non era mai successo nella centenaria storia dei mercatini un atto di tale gravità. Una tradizione ferita e insanguinata. Un’azione criminale che ha il significato dell’attacco al cuore dell’Europa e dei valori di democrazia e tolleranza. Un campanello d’allarme, l’ennesimo, che non può essere trascurato da un vecchio continente che ora più che mai deve dimostrare di avere la forza di reagire.
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