Il trionfo del digitale

La notizia della chiusura della Casa del Disco, anticipata dalla Prealpina, ha fatto rapidamente il giro del web. E i musicisti in questi giorni la stanno commentando soprattutto su Facebook. I giovani sono il pubblico della rete, ma anche degli instore, che sembravano fornire nuova linfa al negozio di piazza del Podestà, visti gli ottimi numeri ai vari firmacopie. Si percepisce molto rammarico anche tra le giovani generazioni di musicisti varesini, come racconta la batterista (dei gruppi “F-Theory” e “The Flame”) Myrea Quarino, 18 anni: «Sinceramente non me l’aspettavo, mi dispiace tantissimo. Sicuramente i giovani di oggi, me compresa, preferiscono scaricare musica: è più facile e veloce. Nonostante ciò penso che comprare un cd e ascoltarlo sia molto più emozionante. Durante i primi anni di superiori ne acquistavo tanti, adesso solo se c’è qualcosa che mi interessa veramente. La Casa del Disco era un punto di riferimento per tutti gli appassionati grazie alla vasta scelta presente nel negozio. Era sempre aggiornata sulle nuove uscite e anche sui concerti. I gestori erano dei veri conoscitori di musica, ci sapevano fare e soprattutto erano sempre disponibili e gentili».
Un altro giovane musicista nostrano è Fabio Bindadel gruppo reggae “Faya Freedom”: «La considero la fine dell’ultima roccaforte varesina per la musica su supporto fisico. Un grande dispiacere. È l’ennesima vittoria del formato digitale e scaricabile rispetto al classico cd. Anche per via dei prezzi, su cui la Casa del Disco non poteva fare assolutamente nulla: abbiamo tasse alte anche su vendita, distribuzione e diritto d’autore che non permetteranno mai la vendita di un disco al di sotto di 10 euro. Col nuovo secolo tutto è digitale: in un certo senso (a malincuore e lo dico da musicista che colleziona dischi) era destino».
Roberto Broggi è un altro musicista nostrano (del gruppo “The Last Captains”): «Onestamente mi dispiace molto anche per il proprietario. Con la mia vecchia band, i “Guilty Method”, feci uno sorta di meet and greet per l’uscita dell’album nel 2003. Per anni la discografia mondiale ha fatto pagare agli ascoltatori 25/30 euro per fruire di album che di solito avevano un solo brano prodotto e fatto bene. Un meccanismo che si è rivelato una sorta di “karma” che però fa male a rivenditori, utenti appassionati e musicisti».
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